La Federazione nazionale della Stampa italiana si unisce al Sindacato dei giornalisti palestinesi (Pjs) nell’esprimere «la più profonda preoccupazione e la ferma condanna» per le condizioni in cui versano i giornalisti palestinesi arrestati a partire dal 7 ottobre 2023.
Secondo i dati di un rapporto del Pjs in via di presentazione, in 12 mesi gli operatori dei media arrestati sono stati 125. Come si legge in un’anticipazione pubblicata da L’Espresso lunedì 7 ottobre 2024, «il rapporto passa al setaccio le gravi violazioni a cui i giornalisti sono stati sottoposti una volta arrestati. I fermi sono quasi sempre brutali, con porte sfondate e case perquisite all’alba, con i giornalisti a volte picchiati davanti ai loro familiari».
Il report, che raccoglie numerose testimonianze dirette dei cronisti palestinesi, fa poi riferimento al fenomeno della ‘detenzione amministrativa’, «dove i detenuti – si legge – sono trattenuti senza conoscere le accuse contro di loro o la durata della loro prigionia».
Per il Sindacato palestinese, il carcere è diventato un altro modo per ridurre al silenzio la stampa. E non a caso, il titolo del rapporto è ‘Silenziare le voci’.
Dai tragici fatti del 7 ottobre 2023, inoltre, stando ai dati della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), sono almeno 129 i giornalisti e gli operatori dei media palestinesi uccisi.
Come scriveva la segretaria generale Fnsi, Alessandra Costante, nella lettera inviata a gennaio 2024 all’ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, «a Gaza reporter, operatori e media palestinesi sono diventati obiettivi di guerra e tutto ciò è inaccettabile».
E, come già fatto in occasione dell’appello alle autorità di Tel Aviv promosso nell’estate 2024 coinvolgendo le testate italiane, la Fnsi torna a chiede a Israele «di mantenere gli impegni a tutela della libertà di informazione e di rispettare gli obblighi internazionali per la protezione dei cronisti in quanto civili».