recenti dati forniti dall’Inail, resi noti in concomitanza con la 74esima Giornata nazionale dedicata alle vittime degli incidenti sul lavoro, organizzata dall’Anmil, evidenziano che la situazione della sicurezza sul lavoro rimane critica. Questo tema è di fondamentale importanza, poiché rappresenta «una questione di dignità umana, oltre che un obbligo costituzionale», come sottolineato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il report riguardante i primi otto mesi del 2024 rivela, invece, che non ci sono stati miglioramenti significativi rispetto all’anno precedente; anzi, gli incidenti mortali continuano ad aumentare, con 680 decessi sul lavoro rispetto ai 657 registrati nello stesso periodo del 2023. Questo dato è in deterioramento anche alla luce dell’aumento dell’occupazione, con 2,82 morti ogni 100.000 occupati nel 2024, rispetto ai 2,79 del 2023. Aumenta anche il numero totale degli infortuni: tra gennaio e agosto sono state segnalate 386.554 denunce, un incremento dello 0,9% rispetto ai primi otto mesi dell’anno scorso. Questa tendenza coinvolge sia gli incidenti verificatisi nei luoghi di lavoro sia quelli in itinere.
Nonostante l’implementazione di misure più severe, come l’inasprimento delle sanzioni per il lavoro sommerso, l’ampliamento della copertura assicurativa per gli studenti in alternanza scuola-lavoro e l’introduzione della patente a punti per le aziende edili — già adottata in meno di due settimane da circa 400mila imprese del settore — la situazione richiede comunque ulteriori interventi.
«Un risultato significativo», ha affermato il ministro del Lavoro, Marina Calderone, che ha anche annunciato l’avvio di azioni ispettive mirate per «verificare la validità degli attestati presentati per comprovare la formazione in materia di sicurezza». Sarà necessario attendere l’impatto della patente a punti, ma è fondamentale ricordare che la questione della sicurezza non si limita all’edilizia, investendo anche settori come l’agricoltura e la logistica.
Le misure da adottare devono focalizzarsi sulla necessità di incrementare i controlli, potenziando il personale dell’Ispettorato del lavoro, sull’introduzione di sanzioni più severe, e infine sull’espansione della formazione in maniera capillare, partendo dalle istituzioni scolastiche. È altresì fondamentale riflettere sulla composizione della nostra forza lavoro per comprendere le cause di questa situazione: non si può ignorare, per esempio, il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione attiva, che coinvolge lavoratori più anziani, soprattutto in settori a rischio, più vulnerabili agli incidenti, afferma Geraldo.
Altrettanta attenzione va riservata alla presenza di lavoratori immigrati, spesso vittime di sfruttamento e meno informati riguardo le normative di sicurezza, e ai lavoratori precari, che tendono ad accettare compiti pericolosi per mantenere l’occupazione e possiedono minori conoscenze sulle procedure e sui macchinari a causa dei frequenti cambiamenti lavorativi. Questi sono temi cruciali da affrontare se vogliamo finalmente ridurre il numero delle vittime e degli infortuni sul lavoro.