Nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme c’è un conservatorio con duecento studenti.
Sono ebrei, cristiani, e musulmani. Bambini e giovani che suonano insieme. E hanno continuato a farlo anche dopo il 7 ottobre. E’ la scuola del Magnificat, una delle intuizioni dei francescani di Terra Santa che attraverso la musica e l’arte crea occasioni di incontro e dialogo.
E così, dopo i primi giorni di paura e choc, il conservatorio, che si trova a San Salvatore, nella sede della Custodia, nel cuore del quartiere cristiano di Gerusalemme, ha riaperto le porte. “Volevamo che ci fosse qualche momento di bellezza per questi ragazzi che erano per giorni rimasti in balia delle immagini che trovavano sui media o nella rete, erano traumatizzati. Abbiamo riaperto prima online e ora anche in presenza”, dice fra Alberto Joan Pari, 45 anni, di origine bresciana, da sedici in Terra Santa e direttore della Scuola di musica della Custodia.
Alcuni dei ragazzi debbono seguire le lezioni ancora online perché vivono in zone della città, come Gerusalemme Est o il Monte degli Ulivi, dove talvolta ci sono scontri e non è sicuro uscire.
“Il momento più difficile è stato il momento della riapertura perché i ragazzi erano spaventati, confusi, parlavano solo della situazione, dei missili, non riuscivano a concentrarsi. Ma noi poi abbiamo detto loro che noi non facciamo politica e che la nostra scuola doveva continuare ad essere un’oasi di pace”, racconta Lucia D’Anna Frej, originaria di Varese, insegnante di violoncello e supervisore artistico del progetto. Un passato di violoncellista anche alla Scala, ora vive a Gerusalemme con suo marito, arabo cristiano, e il loro bambino di tre anni e mezzo.
I dubbi più grandi erano sul futuro dell’ensemble di archi dei ragazzi più grandi, i più sensibili rispetto alla situazione che si vive nel Paese. Il loro maestro d’orchestra, l’israeliano Igor Frur, ha detto però subito ai giovani che la scuola doveva continuare ad essere un luogo di musica e di pace. “E i giovani hanno recepito il messaggio, sono tornati”, racconta Lucia.
Certo la situazione non è facile, “ci sono per esempio insegnanti che hanno i figli al fronte”. Non solo: “Abbiamo una ragazza, ebrea israeliana, che è nell’esercito”, racconta don Alberto. “Lei è venuta a scuola un giorno che aveva la libera uscita, lei vorrebbe tornare però i ragazzi arabi palestinesi sanno che è nell’esercito. Che cosa accadrà dopo, quando tutto questo sarà finito? Sono vicende molto delicate. Sarà una sfida ma la missione del Magnificat è sempre stata essere un luogo di pace”, dice fra Alberto.
“Stavamo preparando una piccola tournée con un po’ di strumentisti e cantanti, a Roma, per fare dei concerti durante il weekend dell’Immacolata, l’8 dicembre. Vediamo… Il sogno sarebbe riuscire a venire, sarebbe anche un bellissimo messaggio. Il Papa è molto coinvolto, vediamo se riusciamo ad incontrarlo. E soprattutto se ce la sentiremo noi di portare avanti questo progetto”.