“In Sardegna la sanità non è più un diritto: un cittadino su 5 ha rinunciato a curarsi, la mortalità è aumentata del 22%, le strutture pubbliche non garantiscono più le cure, le liste d’attesa hanno tempi intollerabili e il Governo che fa? Taglia i rimborsi per i privati con la conseguenza che i costi delle prestazioni ricadranno sulle spalle dei pazienti. Chi si potrà permettere di curarsi?”
La denuncia della deputata Francesca Ghirra (Progressisti) arriva a seguito della notizia del taglio da parte del Ministero della Salute dei rimborsi per le prestazioni di specialistica ambulatoriale, attualmente garantiti per oltre la metà del totale da strutture private.
“Noi Progressisti siamo fermamente convinti che la Sanità debba essere pubblica, ma siamo perfettamente consapevoli dell’essenziale ruolo che la sanità privata svolge. Se non si troverà rapidamente una soluzione, dal primo aprile nessuna struttura privata lavorerà più con il sistema sanitario pubblico e tutto sarà erogato ai pazienti solo a pagamento” denuncia la deputata “I tagli verticali applicati dal Ministero sulle tariffe sono insostenibili, così come quelli sui rimborsi per gli esami di laboratorio, che arrivano fino al 70%”.
E continua: “Dopo anni di smantellamento del sistema pubblico a favore di quello privato, questi tagli non sono certo il segnale di un giro di vite sulla sanità privata a favore di quella pubblica. Le ripercussioni di questa scelta ricadranno interamente sulle spalle dei cittadini più deboli, che non potendosi permettere di sostenere i costi delle prestazioni dovranno attendere chissà quanto per ottenere una visita o un esame nelle strutture pubbliche o addirittura rinunciare alle cure.”
Ghirra conclude: “Ho presentato un’interrogazione al Ministro della Salute Orazio Schillaci perché riveda i tagli previsti e garantisca alla Sardegna quei servizi minimi di cui disponiamo, già oggi del tutto insufficienti a garantire il diritto alla salute ai nostri cittadini.”