«Stavo camminando tranquillamente, a piedi, per i fatti miei nella zona di via degli Stadi quando mi si avvicina una volante della polizia e mi chiede, e non capisco per quale motivo, i documenti. Mi rifiuto di esibirli e apriti cielo: il poliziotto in questione mi impedisce di proseguire per la mia strada e mi mette le mani addosso e nel frattempo chiama un’altra volante per farsi aiutare a completare l’opera». Inizia così il racconto del giornalista Gabriele Carchidi, di Cosenza, pubblicato sulle colonne del suo sito di notizie, ‘Iacchité’, sabato 22 marzo 2025.
All’arrivo della seconda pattuglia, Carchidi denuncia che i poliziotti «mi buttano per terra, mi mettono addirittura le manette e mi sbattono dentro una delle volanti per portarmi in questura». La scena, ripresa in un video diventato virale sui social, arriva anche sulla stampa nazionale.
Secondo quanto ricostruito dal giornalista, una volta portato negli uffici della questura, gli agenti lo avrebbero identificato e perquisito e, all’esito del controllo, risultato negativo, lo hanno rilasciato.
Tanti gli attestati di solidarietà e vicinanza da parte di amici e colleghi al giornalista, che si dice pronto a sporgere denuncia.
Sulla vicenda, che anche la Fnsi segue con attenzione, interviene lunedì 25 marzo la deputata del Movimento 5 Stelle, Anna Laura Orrico, che chiede sia fatta «piena luce sull’accaduto». Mentre il capogruppo dell’Alleanza verdi e sinistra a palazzo Madama, Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto del Senato, annuncia un’interrogazione urgente al ministro Piantedosi «per sapere i motivi di questo fermo» e «per accertate eventuali responsabilità. Episodi come questo – rileva – non possono e non devono diventare la norma».
Intanto dalla questura di Cosenza precisano che il «personale dell’Ufficio Volanti ha ritenuto di identificare un cittadino che, assumendo una posizione ostile, rifiutava di declinare le proprie generalità» e fanno notare come «tutti gli atti redatti dal personale operante, compreso il materiale video pubblicato dall’interessato, sono stati già trasmessi alla Procura della Repubblica per consentire una compiuta ed esaustiva ricostruzione dei fatti».