Sardegna alle prese con le restrizioni idriche. E sfide da vincere per non lasciare campagne e rubinetti a secco.
Una battaglia che si combatte accumulando più acqua possibile, migliorando le reti e riducendo gli sprechi.
È stato il tema principale del convegno “Il ciclo dell’acqua, uso sostenibile e razionale della risorsa idrica in Sardegna.
L’impatto dei cambiamenti climatici”, incontro organizzato dall’associazione dottori in agraria e forestali della Sardegna in collaborazione con il Consorzio di bonifica della Sardegna Meridionale in occasione del World Water Day, la giornata mondiale dedicata all’acqua.
“Questi eventi estremi – spiega Efisio Perra, presidente del Cbsm – che stanno caratterizzando il territorio non consentono di portare avanti le colture senza un apporto idrico adeguato.
Per cui è importante conservare l’acqua, accumularla, risparmiarla con la protezione delle reti. E poi anche utilizzare le acque reflue che chiaramente devono essere certificate e questa rappresenta un’altra sfida importante.
Chiaramente anche l’agricoltore deve fare la sua parte con un consumo consapevole”.
Anche gli atenei in campo. “I cambiamenti climatici degli ultimi anni si sono tradotti in un aumento delle temperature – spiega Gabriele Cola dell’Università di Milano – con una serie di conseguenze negative sul settore agricolo, in particolare un’estremizzazione di quelli che sono i consumi delle diverse produzioni agrarie. Di contro l’andamento delle precipitazioni si caratterizza per una stabilità, quindi non assistiamo a cali precipitativi per quanto riguarda i comportamenti medi, ma a una forte variabilità anno per anno che determina una necessità da parte degli agricoltori di una gestione molto precisa in grado di contrastare eventuali situazioni di siccità”.
Dalla Fao un invito: puntare sull’agricoltura: “Più di ogni altro settore – avverte la project manager Federica Matteoli – potrebbe essere la nostra migliore speranza per frenare il cambiamento climatico: i sistemi alimentari e le pratiche agricole sostenibili possono aiutare i paesi e le comunità ad adattarsi, costruire resilienza e mitigare le emissioni garantendo la sicurezza alimentare e la nutrizione e invertendo al tempo stesso il degrado ambientale e i suoi impatti”.