Per la segretaria generale Costante e il presidente Bartoli, con la nuova stretta su intercettazioni e avviso di garanzia c’è il pericolo che cali il «silenzio su fatti rilevanti che meritano di essere portati tempestivamente all’attenzione della opinione pubblica perché, come dice la Cedu, le notizie sono un bene deperibile».
«Il Ddl Nordio approvato dal Parlamento contiene ulteriori restrizioni alla diffusione di notizie che possono essere di interesse pubblico inerenti l’attività della magistratura. La nuova stretta sulle intercettazioni e sull’avviso di garanzia, in nome del diritto alla riservatezza, rischia di intaccare il diritto contrapposto alla piena informazione di fatti rilevanti che meritano di essere portati tempestivamente all’attenzione della opinione pubblica perché, come dice la Cedu, le notizie sono un bene deperibile».
Lo affermano, in una nota congiunta, Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, e Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, all’indomani dell’approvazione definitiva, mercoledì 10 luglio 2024, della riforma della Giustizia che porta il nome del Guardasigilli del governo Meloni.
«Non si tratta – proseguono Costante e Bartoli – di essere né garantisti né giustizialisti, ma i giornalisti devono poter accedere a fonti che siano esaurienti al fine di raccontare, certamente con equilibrio e rispetto, perché una persona viene indagata, arrestata, condannata o assolta. C’è il pericolo serio di far calare una cappa di silenzio soprattutto sulla fase delle indagini una volta che queste non sono più segrete. In tal modo si indebolisce la stessa azione di controllo che la stampa svolge verso la magistratura così come verso tutti gli altri poteri e si mette in discussione il bilanciamento tra diritto alla privacy e libertà di stampa».