Dici pasta, dici felicità. D’altronde, se c’è un comfort food che piace proprio a tutti, sdoganata ormai anche nelle diete, questa è la pasta. Centinaia sono i formati, altrettanti i possibili condimenti. E se l’Italia è per antonomasia la nazione della pasta, Gragnano ne è la capitale.
Ed è proprio lì, dove la produzione risale alla fine del XVI secolo quando compaiono i primi pastifici a conduzione familiare, che, ogni anno, viene celebrata. Tra i portoni, le strade e i palazzi della cittadina ai piedi dei monti Lattari c’è un evento che mette al centro la regina della cucina italiana.
È ‘Gragnano Città della Pasta’, kermesse gastronomica che, quest’anno, giunge alla ventunesima edizione. Un’annata speciale perché importante è il traguardo raggiunto: i dieci anni dall’ottenimento del marchio di indicazione geografica protetta, l’Igp, il primo riconoscimento comunitario di qualità assegnato alla pasta in Italia e in Europa. Il che significa garanzia e qualità del prodotto a testimonianza della secolare tradizione della pasta di Gragnano.
Basti pensare che la storia data l’origine della fama di Gragnano come patria della fabbricazione della pasta al 12 luglio del 1845. Quel giorno il re del Regno di Napoli, Ferdinando II di Borbone, durante un pranzo, concede ai fabbricanti gragnanesi l’alto privilegio di fornire la corte di tutte le paste lunghe.
Da allora, Gragnano diventa la ‘città dei maccheroni’. Lo è perché è un luogo, quasi per natura, vocato alla produzione di pasta di grano duro. Quel pianoro che si affaccia sul mare del golfo di Napoli gode di un clima mite, equilibrato e leggermente umido per tutto l’anno. Ingredienti che consentono di essiccare la pasta in maniera graduale.
In più, c’è un’acqua, quella che sgorga dalle sorgenti del monte Faito, che è pura e povera di cloro che i pastifici di Gragnano utilizzano per creare il prodotto dal sapore inconfondibile. Una miscellanea di condizioni favorevoli che, dal 2013, è sotto l’ala protettrice del Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano Igp che organizza e promuove la tre giorni di festa, dall’8 al 10 settembre.
Non quello del nastro, bensì è il taglio degli spaghetti, affidato al sindaco di Gragnano Aniello D’Auria e al presidente del Consorzio Massimo Menna, che dà il via alla manifestazione. Che trova in via Roma, dove nell’Ottocento si essiccava la pasta, il suo cuore pulsante. Ma sono tante le strade di Gragnano, tra cui piazza Amendola con il Pasta Hub, a essere illuminate a festa e a ospitare palcoscenici, incontri, stand food e chef stellati.
L’intera città diventa un teatro a cielo aperto dove si racconta la pasta e si celebra quest’eccellenza italiana. Ed è anche un modo per far conoscere il territorio con le sue bellezze, la sua storia, i suoi segreti e, soprattutto, le arti culinarie per uno dei prodotti italiani più iconici al mondo. E la pasta, come è giusto che sia, avrà a Gragnano il suo museo.
L’arte del fare pasta si tramanda in quella terra di generazione in generazione e alcune tecniche sono, ancora oggi, determinanti per ottenere un prodotto di qualità. Tra queste, innanzitutto, c’è la trafila al bronzo, che conferisce alla pasta di Gragnano quella tipica rugosità che le permette di trattenere alla perfezione il condimento.
Un tempo veniva detta ‘oro bianco’. Oggi c’è chi, come il produttore ed ex presidente del Consorzio, Giuseppe Di Martino, che definisce la pasta “il tapis roulant nazionale” perché “sulla pasta camminano tanti altri prodotti”. Cultura, storia, tradizione, convivialità. Tutto questo e molto altro è pasta. Un modo per trovarsi e ritrovarsi.