Ancora tagli di posti di lavoro alla Bbc, storica emittente britannica e modello di servizio pubblico in Occidente, i cui vertici hanno annunciato oggi l’esubero di altre 100 posizione giornalistiche e la cancellazione di un programma storico quale HARDtalk: format che ha fatto scuola nel mondo basato su un’intervista approfondita e pungente con una singola figura pubblica della scena interna o internazionale.
I nuovi tagli si aggiungono a quelli degli anni e dei mesi scorsi di migliaia di dipendenti, sugli oltre 40.000 tuttora in forza alla cosiddetta ‘Beeb’, fra tecnici, reporter e amministrativi titolari di contratti staff o freelance. Nonché al dimezzamento di trasmissioni tipo Newsnight, ammiraglia dell’approfondimento serale, ridotta nel palinsesto a 30 minuti di durata.
Una tendenza denunciata come «grave» da Philippa Childes, leader del sindacato Bectu, la quale riconosce la necessità attuale della Bbc «di risparmiare» sui costi, ma lamenta l’impatto dei tagli su quei servizi che contribuiscono all’immagine nazionale e globale dell’emittente al livello di esempi di «giornalismo critico, analitico e d’inchiesta».
Il canone, dopo due anni di congelamento, è stato aggiornato ad aprile dall’ex governo conservatore di un 6,6%, fino a 169,50 sterline annue, ma il management continua a lamentare la riduzione complessiva delle risorse.
Risorse che il nuovo esecutivo laburista di Keir Starmer, pur meno critico sul ruolo della Bbc rispetto ai Tories, non pare aver intenzione né essere nelle condizioni d’incrementare al momento, a dispetto del monito rilanciato di recente dallo stesso direttore generale dell’azienda, Tim Davie: secondo cui la contrazione dei finanziamenti pubblici destinati in particolare al World Service rischia di favorire «l’influenza di Cina e Russia» sull’informazione internazionale.