Green Pass e obbligo vaccinale, il tribunale di Imperia accoglie i ricorsi “Dpcm illegittimi”

Il tribunale di Imperia in composizione monocratica ha accolto il ricorso presentato da 8 avventori che il 16 gennaio del 2021 avevano partecipato a una cena di protesta nel ristorante osteria “Via Veneto” di Sanremo, aderente del movimento #IoApro che, nel pieno della pandemia da Covid, incitava al non rispetto delle norme in vigore che imponevano il coprifuoco a partire dalle 18.

Firmata dal giudice Pasquale Longarini, la sentenza è stata emessa sabato. Stando alle motivazioni che hanno portato ad accogliere il ricorso presentato dall’avvocato Marco Mori di Rapallo, in totale riforma della sentenza di primo grado del giudice di pace di Sanremo (datata dicembre 2022), il magistrato specifica come i Dpcm del governo Conte non rispettano i parametri di proporzionalità e adeguatezza imposti dal decreto-legge autorizzativo (art. 2 c. 1 d.l. 19/2020), comportando l’annullamento delle ordinanze emesse dalla Prefettura di Imperia nei confronti degli appellanti, multati con una sanzione di circa 400 euro ciascuno.

«Dalla lettura del DPCM e del verbale del CTS non emergono indicazioni di gravità e incidenza della diffusione del virus tali da rendere congrue, proporzionate e adeguate le misure adottate per l’attività di consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, – si legge nel provvedimento datato 25 maggio -. Atteso che la detta prescrizione comprimeva diritti costituzionalmente tutelati, si rendeva necessario un “adeguato impianto giustificativo».

«La precisa differenziazione, all’interno delle disposizioni richiamate, tra le attività consentite e non consentite, nonché l’identificazione della fascia oraria consentita per il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, si traduce in una precisa scelta da parte dell’Amministrazione che avrebbe dovuto essere supportata da dati scientifici precisi, nonché da spiegazioni tecniche in relazione al maggior rischio di diffusione del contagio nelle attività e negli orari non consentiti. Nessuna indicazione è stata fornita sul punto, se non tramite generici riferimenti “all’evolversi della situazione epidemiologica” ed “alla congruità delle misure adottate”. Alla luce di quanto sopra osservato, il DPCM 3.12.2020 è illegittimo sia che lo si consideri come un’ordinanza contingibile e urgente, sia che rientri nella categoria dell’atto amministrativo, perché del tutto carente di una motivazione che indichi i presupposti di fatto e le ragioni tecnico-scientifiche poste a fondamento della misure prescelta», – ha concluso il giudice Longarini -, scrive Riviera24.

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