Gianni Alemanno, portavoce del Comitato Fermare la Guerra, ha rilasciato un’ intervista a QuotidianoWeb sulla situazione della guerra in Ucraina e sul posizionamento del Governo Meloni.
“… Non dobbiamo giustificare l’invasione di Mosca, ma d’altro canto, non bisogna dimenticare che prima di questo atto di Putin ci sono stati otto anni di provocazioni da parte della NATO. E tutt’ora non c’è alcuna volontà da parte degli Stati Uniti di porre fine a questa guerra”, afferma Alemanno nell’intervista.
“Quando è esploso il conflitto, nel febbraio 2022, la prima cosa che ho fatto con la Fondazione di Alleanza Nazionale è stata quella di andare in Polonia per portare in Italia cinquanta profughi ucraini. La mia prima reazione è stata quindi quella della solidarietà verso un popolo sotto attacco. Ma quando ho visto che i messaggi mediatici alimentavano una propaganda a senso unico, ho organizzato un convegno (al quale hanno partecipato tra gli altri lo storico Franco Cardini, il generale Marco Bertolini, il giurista Luciano Barra Caracciolo e il giornalista Francesco Borgonovo). Ci siamo trovati su posizioni simili riguardo all’interpretazione del conflitto”, prosegue il portavoce del Comitato Fermare la Guerra.
“La reazione all’interno del mondo di destra per questa nostra iniziativa è stata molto positiva, da lì ho capito che la posizione ufficiale della destra parlamentare sulla guerra non rispecchia buona parte della destra diffusa, della destra degli elettori. Per dare voce a questa fascia di popolazione che non si riconosce nelle posizioni governative ho fondato il comitato Fermare la guerra”.
“Con la Meloni ci si aspettava un cambio di rotta, rispetto al precedente Governo,p o almeno una moderazione di quelle posizioni. Ciò non solo non è avvenuto, ma la premier sta esponendo gli italiani ad un pericolo grave e inedito”, afferma Alemanno.
“Nella storia repubblicana l’Italia non ha mai preso una posizione così dura in un conflitto così grave. Forse solo quando D’Alema mandò i caccia in Serbia. Craxi o Fanfani non hanno mai pensato di metterci in una situazione analoga a questa! Anche se né la Seconda guerra del Golfo, né l’attacco in Serbia o Libia sono state guerre conformi al nostro interesse nazionale – prosegue Gianni Alemanno – inoltre, dal punto di vista economico interno e del sistema-paese io non credo che possiamo permettercela. Al di là di quelli che possono essere i vincoli etici e costituzionali, non siamo neppure preparati dal punto di vista militare e di intelligence”.
Poi in merito alla visita di Zelensky a Roma, Alemanno afferma: “Zelensky è venuto a Roma proprio per dire il suo no al Santo Padre. Ancora più agghiaccianti le istituzioni italiane: hanno accolto il presidente con un grande abbraccio incondizionato da parte dell’establishment e dai giornalisti. Lo abbiamo fatto parlare dall’Altare della Patria, un luogo di enorme impatto mediatico e valore simbolico. È come dire: l’Italia consegna i simboli della sua sovranità e del suo patriottismo a questa guerra”.
“L’unico tentativo di pace a cui finora abbiamo assistito è stato il tavolo in Turchia, mentre la presenza russa in territorio ucraino era di gran lunga minore rispetto ad oggi, ma questa trattativa si è conclusa con un nulla di fatto. Kiev sembrava aver accettato quanto stabilito in quell’occasione ma lo stop è arrivato dagli Usa”, conclude Gianni Alemanno.