I negozi si ritirano, la desertificazione commerciale avanza. Tra il 2014 ed il 2024 sono sparite dalle vie e dalle piazze italiane oltre 140mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa, di cui quasi 46.500 attività di vicinato di base, dai negozi alimentari alle edicole, dai bar ai distributori carburanti se ne sono andate al ritmo di quasi 13 al giorno. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Confesercenti ‘Commercio e servizi: le oasi nei centri urbani’ dedicato alla ‘desertificazione commerciale’, ovvero la progressiva riduzione o scomparsa delle attività commerciali dalle città e dai territori con conseguente impoverimento dell’offerta di beni e servizi.
Un’emorragia di imprese che rischia di lasciare senza accesso a servizi essenziali e beni primari una quota significativa della popolazione: già oggi oltre 26 milioni di italiani vivono in Comuni che hanno visto scomparire definitivamente dal proprio territorio una o più imprese di vicinato essenziali. Per misurarne l’avanzata, Confesercenti ha analizzato la densità dell’offerta commerciale disponibile nei Comuni italiani per dimensione e la variazione del numero di imprese attive su un periodo di dieci anni, con confronti tra 2014, 2019 e 2024, valutando anche i tassi di chiusura e di apertura delle attività commerciali.
L’analisi restituisce la fotografia di un’Italia già molto desertificata. Tra il 2014 e il 2024 oltre 26 milioni di residenti hanno visto sparire dal proprio Comune una o più attività di base. Sono stati 5.653 i Comuni interessati dal processo di desertificazione, principalmente Comuni piccolissimi (meno di 5mila abitanti) e piccoli (tra 5 e 15mila residenti).
Nel settore alimentare, la situazione è particolarmente grave: in 565 Comuni, oltre 3,8 milioni di persone non possono più acquistare il pane in una panetteria vicino casa. Anche per altri generi alimentari la situazione è drammatica: circa 3 milioni di persone non hanno più un negozio di bevande, 2,3 milioni non possono più acquistare pesce fresco in una pescheria, 2,1 milioni non trovano più un negozio di ortofrutta, 1,6 milioni non possono più rivolgersi a una macelleria, e quasi 800mila devono rinunciare anche ai mini-market.
Nel comparto dell’abbigliamento, la situazione non è meno preoccupante. Circa 3,2 milioni di residenti devono uscire dal loro Comune per raggiungere un negozio di biancheria, in 3,1 milioni non hanno accesso a un negozio di vestiti per bambini, e 1,2 milioni non possono più acquistare abiti per adulti nel proprio Comune. Altri 3,6 milioni di residenti, soprattutto nei piccoli comuni, non hanno più un negozio di elettronica o elettrodomestici nelle vicinanze. Quasi 3,5 milioni di persone non possono più comprare giornali o riviste nel loro comune, 2,7 milioni non hanno accesso a librerie, quasi 2,6 milioni non possono rivolgersi a un emporio per prodotti non alimentari, 1,6 milioni non trovano più una ferramenta, e oltre 500mila italiani devono recarsi in un altro comune per fare rifornimento di carburante. Più contenuta, ma comunque notevole, la desertificazione delle attività di servizio. Parrucchieri e barbieri spariscono da 273 comuni (tutti sotto i 5mila abitanti), per un totale di oltre 237mila residenti. I bar, simbolo della socialità di provincia, hanno chiuso per 150mila persone in 246 piccoli comuni . L’avanzata della desertificazione è diseguale, più veloce nei borghi e nei piccoli comuni sotto i 15mila abitanti, dove è già scomparsa oltre un’attività di base su dieci. Complessivamente, l’insieme di attività commerciali di base conta nel 2024 poco più di 198mila imprese nei comuni con popolazione inferiore ai 15mila abitanti.
Tra i servizi di base registra una crescita delle imprese attive nei piccoli comuni il commercio al dettaglio di generi di monopolio, che registra un +4,9%, pari a 634 imprese in più in dieci anni. Crescono anche le farmacie: secondo i dati di Federfarma, in Italia, nel 2014, operavano oltre 6mila farmacie rurali, cioè farmacie situate in comuni o centri abitati con meno di 5 mila abitanti. Nel 2024 se ne contano oltre 7.200.