Hunger Games capitolo 5, indietro all’inizio del male

Il tempo che passa tra essere preda e diventare predatore è davvero troppo breve.

Questa la filosofia della saga di Hunger Games tanto più del suo ultimo capitolo, Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, in sala dal 15 novembre con Notorius Pictures.

E questo perché, in quest’ultima parte, si va indietro nel tempo all’origine del male, ovvero quando il diciottenne Coriolanus Snow (Tom Blyth) ancora non è diventato il tirannico presidente di Panem.

Tutto inizia quando il giovane, ultima speranza della sua casata in declino nel dopoguerra di Capitol City, è nominato mentore di Lucy Grey Baird (la Rachel Zegler di West Side Story), la ragazza del miserabile Distretto 12.

Siamo esattamente nella decima edizione degli Hunger Games. Ma quando questa ragazza magnetizza l’intera nazione di Panem cantando con aria di sfida alla cerimonia della mietitura, Snow comprende che questa donna, verso la quale prova inizialmente anche dell’affetto, potrebbe ribaltare la situazione a suo favore.

Ma per Snow e Lucy quello che conterà infine nel mondo malato distopico e postapocalittico di Panem e dei suoi dodici distretti è solo la sopravvivenza. Per entrambi c’è solo l’eterna lotta tra bene e male o, come indica il titolo, per capire chi è l’usignolo e chi il serpente.

Questa la filosofia di Hunger Games che non è altro che una sorta di crudelissimo reality i cui partecipanti vengono prelevati ogni anno nei dodici distretti dove vivono i paria, i ribelli, per combattere fino all’ultimo sangue all’interno di un perimetro molto ampio chiamato ‘arena’. E tutto questo in diretta tv. Al termine dell’evento rimane un solo sopravvissuto.

Le persone coinvolte nella manifestazione sono selezionate durante una cerimonia chiamata ‘Giorno della mietitura’, che consiste nell’estrazione di due nomi (una femmina e un maschio) fra tutti quelli degli adolescenti residenti in una data regione (età compresa tra i 12 e i 18 anni).

Un franchise comunque, quello di Hunger Games, che ha incassato 1,45 miliardi di dollari a livello nazionale e si sta avvicinando a un box office globale di tre miliardi di dollari.

Tutto ha origine dal fenomeno editoriale – con oltre cento milioni di copie vendute – della trilogia di Hunger Games di Suzanne Collins (Mondadori).

Questo quinto capitolo mette insieme un cast del tutto nuovo, oltre Tom Blyth e Rachel Zegler, troviamo il vincitore di quattro Emmy Peter Dinklage (Il Trono di Spade), Hunter Schafer (Euphoria), Josh Andrés Rivera (West Side Story), Jason Schwartzman (Rushmore) e il Premio Oscar Viola Davis.

Una considerazione generale: questa saga ha il merito di mettere in campo il tema più generale di sempre, ovvero la lotta tra il bene e il male, in una chiave filosofica e originale.

L’iniziazione al male di Coriolanus Snow è lenta e inesorabile, quasi sadiana, d’altronde gli esergo della Williams al suo ultimo libro parlano chiaro sulla matrice culturale della scrittrice Suzanne Collins. La scrittrice cita Thomas Hobbes, John Locke, Rosseau, William Wordsworth e Mary Shelley.

Per citare il solo Hobbes, si legge dal suo Leviatano:”Da ciò appare chiaramente che quando gli uomini vivono senza un potere comune che li tenga tutti in soggezione, essi si trovano in quella condizione chiamata guerra: guerra che è quella di ogni uomo contro ogni altro uomo”

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