I Linkin Park ricominciano da zero

Rimettere in pista i Linkin Park era un’impresa tutt’altro che facile e tutt’altro che facile si è rivelato l’avvio della nuova era: una certezza Mike Shinoda e soci l’avevano ed era che Chester Bennington non poteva essere sostituito.

La soluzione l’ha offerta Emily Armstrong, nome noto nell’underground come fondatrice dei Dead Sara che si è inserita con intelligenza e la giusta passione insieme al nuovo batterista Colin Brittain. Sette anni dopo l’ultimo disco e la tragica scomparsa di Chester Bennington, la band torna con un nuovo album, “From Zero”, in uscita il 15 novembre. “Prima dei Linkin Park, il nome della nostra prima band era Xero. Il titolo dell’album si riferisce sia a questo umile inizio che al viaggio che stiamo intraprendendo – racconta Shinoda – Dal punto di vista sonoro ed emotivo, si tratta di passato, presente e futuro – abbracciando il nostro suono caratteristico, ma nuovo e pieno di vita. È stato realizzato con un profondo apprezzamento per i nostri nuovi e storici compagni di band, per i nostri amici, per la nostra famiglia e per i nostri fan. Siamo orgogliosi di ciò che i Linkin Park sono diventati nel corso degli anni e siamo entusiasti del viaggio che ci attende”.

I primi tre brani usciti hanno dimostrato che l’attesa per questo ritorno era enorme e che le aspettative non sono andate deluse, per l’equilibrio raggiunto tra un sound che resta un marchio di fabbrica e le inevitabili novità che garantiscono un futuro al progetto. Non a caso il singolo più recente, “Over Each Other” ha al centro la voce solista di Emily Armstrong, che evidentemente è riuscita a superare la prova, nonostante le polemiche legate al suo ingresso nella band.

La musica si muove tra strofe taglienti e ritornelli esplosivi, con un gioco di dinamiche tra la voce rappata di Shinoda e il canto di Emily Armstrong mentre la batteria di Colin Brittain è una presenza che va molto oltre un puro ruolo ritmico, in un mix di elettronica, momenti hardcore, memorie punk, qualche spruzzata di industrial e inevitabili aperture melodiche che permettono di recuperare quell’emotività che sembrava una memoria perduta.

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