Tra nuraghi, bellezze archeologiche e naturalistiche, un viaggio fra i tesori della penisola del Sinis regala in ogni stagione le emozioni dell’anima arcaica e autentica della Sardegna.
Non può che iniziare dal cuore: il Museo Civico di Cabras, custode del ricco patrimonio archeologico, dove i Giganti di pietra, risalenti alla civiltà nuragica, danno il benvenuto.
Ritrovate 50 anni fa nell’area di Mont’e Prama, le 30 sculture antropomorfe, finora ricostruite da oltre 5.000 frammenti recuperati nei diversi interventi di scavo e restauro, e databili dal 900 al 750 a.C, rappresentano arcieri, guerrieri e pugilatori.
L’area della necropoli, dove furono scoperti per caso nel 1974 durante l’aratura dei campi, era presumibilmente un luogo di culto riservato alla sepoltura dei giovani eroi. E’ localizzata a due km dallo stagno di Cabras e dallo spettacolare Capo San Marco, sull’estremità meridionale della penisola. Nel mezzo del cammino, il piccolo borgo di San Giovanni di Sinis, sulle rotte dei commercianti fenici, conserva ancora un unico esemplare delle antiche capanne di falasco, la pianta lacustre impiegata nelle edificazioni. E custodisce una perla del patrimonio storico e architettonico sardo: la piccola chiesa paleocristiana dedicata a San Giovanni Battista, che sorge su un’area cimiteriale in origine pagana e, poi, punica e cristiana. con la bella facciata romanica, costruita con blocchi di arenaria dorata.
Sul vicino promontorio, svetta la Torre spagnola di San Giovanni, vestigia del sistema difensivo incaricato da Filippo II nel XVI secolo, durante il dominio spagnolo. Dalla torre il panorama è mozzafiato, con i tre gioielli del Sinis sulla destra – Maimoni, Is Arutas e Mari Ermi – dal mare cristallino e le spiagge bianche di sabbia impreziosita da finissimi granelli di quarzo.
Ma l’autentico tesoro di questo versante della Sardegna più inesplorato e incontaminato è l’antica città di Tharros, dove si sono succeduti nuragici, fenici, cartaginesi, romani e bizantini. Il sito archeologico, al riparo dai forti venti di maestrale, racconta i sedimenti della sua storia millenaria.
Fondata nel VII secolo a.C. dai cartaginesi, fiorita come centro del Mediterraneo di scambi commerciali e culturali, la città subì un lento abbandono dal VII secolo d.C.
Un teatro naturale affacciato sul mare, autentico museo a cielo aperto, accoglie i visitatori, che possono ammirare le rovine della necropoli, il trofet (tipico santuario fenicio-punico), il tempietto di capo San Marco, il tempio delle semicolonne doriche e l’antico porto punico. Meraviglie raggiungibili anche dal mare, d’estate, dopo aver ormeggiato al largo la barca.
Sul colle di Su Murru si possono invece scorgere i resti del più antico villaggio nuragico. Poi, lungo la strada che conduce a Is Arutas, merita una sosta il villaggio di San Salvatore di Sinis, di origine medievale, edificata su un santuario prestorico, dedicato al culto delle acque.
Con i suoi 30 km di coste e l’area marina protetta, che include l’isola di Mal di Ventre e l’isolotto del Catalano, la penisola del Sinis racconta anche l’altra storia secolare della cultura dell’ospitalità e della sua ricca enogastronomia. A cominciare dalla tipica bottarga, le uova di muggine, “l’oro di Cabras” cui proprio in questi giorni il Comune dell’Oristanese dedica il festival annuale.