Iabo: l’alta formazione artistica parla!

L'Opinione di Mimmo Di Caterino

Questo Dicembre Napoletano è foltissimo d’eventi artistici e culturali, alcuni dall’animo dialettico e didattico, parlo del progetto “Io parlo l’arte” del Dipartimento d’Arte del Liceo Don Lorenzo Milani (coordinato dalla storica dell’arte Simona Speranza con responsabile d’indirizzo l’artista Veronica Vecchione), polo d’eccellenza liceale dell’area di Napoli città metropolitana tutta, nella fattispecie della sua periferia Napoli Est, che con il polo Don Lorenzo Milani diventa il centro dell’arte.

Dopo avere creato forum tematici con Jorit, l’esperto giurista su questioni legate all’arte contemporanea Roberto Colantonio e il cantautore Indy Andrea Tartaglia; gli studenti del Liceo Don Lorenzo Milani hanno incontrato l’artista dalle origine street fondate (e affossate) nel writing e tra i writers strettamente connessi ai movimenti attivistici dei centri sociali e laboratori occupati anni novanta Iabo.

Iabo è l’artista più interessante della scena artistica napoletana nel mondo, questo nel nome di come si è ritagliato nei decenni, un mercato diffuso, autonomo e ampio tra critica (e utilizzo critico) dei social network e dei media integrati, come è stato possibile questo? Attraverso studio, ricerca e alta formazione artistica, quella che a Cagliari parrebbe arrivare in dono questo Natale, sarà vero o si tratta di una palla politica decorativa, destinata a restare appesa a un albero, che non ha mai tradotto in fatto pubblico e diffuso, l’Alta Formazione Artistica? Senza Alta Formazione Artistica, e verso la tensione a comprendere le dinamiche dell’arte attraverso la ricerca, Napoli non avrebbe mai avuto Iabo, un artista che da solo, senza intermediazioni, riesce a stare al centro del suo mercato privato, che gestisce senza intermediazioni, e vive così, senza dovere dare di conto a committenze politiche pubbliche o intermediazioni di critici, curatori, galleristi o giornalisti, il suo lavoro lo determina e vende lui, e ciò che vende è frutto della sua ricerca e non del gusto del collezionista, a Cagliari c’è qualcosa del genere?

 

di Mimmo Di Caterino

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