Doppio appuntamento con Stefano Nazzi, che venerdì 21 luglio sarà a Sassari, per l’anteprima del festival Liquida, e sabato 22 a Stintino con Éntula. In entrambe le occasioni presenterà il saggio “Il volto del male. Storie di efferati assassini”, edito da Mondadori.
La prima presentazione si terrà il 21 luglio alla Camera di Commercio di Sassari. Con l’autore converserà Lorena Piras, appuntamento alle 18.30.
Il secondo incontro è fissato per il 22 luglio nel Largo Cala d’Oliva di Stintino alle 22. Nazzi dialogherà con Francesca Arca.
Gli incontri sono realizzati in collaborazione con la Camera di Commercio di Sassari, il Comune di Stintino, la libreria Koinè Ubik di Sassari, il Collettivo CLIP e lo Studio Massaiu.
Il libro
«Perché l’ha fatto?» Ce lo chiediamo spesso davanti a delitti particolarmente feroci, specie quando sono immotivati e dunque ci appaiono ancora più incomprensibili. L’istinto ci porta a credere che il male sia frutto della follia o di un raptus omicida, perché questo pensiero ci tranquillizza, ci allontana da un timore molto più profondo. E cioè che esistono persone malvagie. Invece, non tutto si può attribuire a una mente malata, a patologie della psiche o a una brusca perdita dell’autocontrollo. Anzi, ogni azione violenta, anche quella che sembra più improvvisa, è sempre la conseguenza di ciò che è andato costruendosi nel tempo. Ce lo dimostra Stefano Nazzi in questa raccolta di storie inquietanti in cui racconta le vicende di dieci persone che hanno fatto il male e ben lo rappresentano: uomini e donne di età diverse, che in Italia si sono resi colpevoli di delitti efferati, spesso con moventi inesistenti. Dai più noti, come Nicola Sapone delle Bestie di Satana o Luigi Chiatti, il Mostro di Foligno, a nomi meno conosciuti, come il serial killer Gianfranco Stevanin, il «Cherubino nero» Roberto Succo o, ancora, le tre ragazze che a Chiavenna uccisero senza motivo una suora. Nessuno può sapere da dove nasca il male, o perché questi assassini abbiano fatto ciò che hanno fatto. Quel che è certo, è che il male è come un sasso lanciato in uno stagno: si allarga in cerchi concentrici, causando dolore alla vittima e a tutti quelli attorno a lei. Ma, a differenza di quelli nell’acqua, «i cerchi del male non spariscono dopo pochi secondi. Durano a lungo, a volte per sempre».