Di recente, quale tecnico esperto in diagnostica delle “patologie edilizie”, ricevo chiamate da proprietari di
edifici allarmati per la presenza di crepe, mai viste prima, sui muri di casa o nei pavimenti, oppure
preoccupati dallo sprofondamento, anche di diversi centimetri, del marciapiede esterno alla casa.
Le chiamate, provengono, per il 90% dalla città di Cagliari.
In questi ultimi giorni stiamo vivendo un’ondata di caldo che sta interessando l’intero territorio sardo con
temperature ben al di sopra della media stagionale con punte di 47-48°C.
Negli ultimi anni, in Sardegna, stiamo vivendo periodi, prolungati, di siccità intervallati da eventi meteo
estremi, che riversano, sulla città, enormi quantità di acqua in un tempo brevissimo.
Questo “nuovo” assetto climatico, come interagisce con il sottosuolo ove sono poggiate le fondazioni delle
nostre case?
Le città, diversamente alle zone rurali, assorbono, trattengono e rilasciano calore creando quelle che
vengono chiamate “isole di calore”.
Il calore assorbito dai centri urbani, viene rilasciato in superficie ed, in parte, nel sottosuolo. L’aumento
delle temperature nel primo sottosuolo (quello a contatto con le fondazioni), modifica lo stato igrotermico
del terreno, provocandone contrazione (se parliamo di suolo argilloso/marnoso) o dilatazione (se parliamo,
ad esempio, di rocce compatte). Questi movimenti del sottosuolo, seppur impercettibili, negli edifici storici,
realizzati con murature in pietra, provocano degli assestamenti lenti ma continui inducendo fenomeni
fessurativi, con crepe, che in alcuni casi, possono portare al dissesto del manufatto. In tal senso, in una
recente pubblicazione (11 luglio 2023) degli scienziati della Northwestern University di Chicago, grazie ad
una rete di sensori sotterranei, è stato misurato, proprio nella città di Chicago, un surriscaldamento del
sottosuolo da 0,1 a 2,5°C.
Se, in Sardegna, all’aumento delle temperature del sottosuolo (che creano le condizioni di instabilità),
aggiungiamo, periodicamente, fenomeni piovosi estremi, caratterizzati da precipitazioni intense in un
tempo brevissimo, che, infiltrandosi al di sotto degli edifici, possono portare, in particolare a Cagliari, a
fenomeni erosivi importati, soprattutto in corrispondenza di riempimenti e/o colmate di cavità naturali
(carsiche) e/o antropiche (antiche cave) al di sopra delle quali sono stati realizzati gli edifici, con l’inevitabile
e forte sollecitazione del piano di posa delle fondazioni che, per via degli assestamenti, possono portare alla
formazione di fessurazioni e crepe sui muri, pavimenti, solai etc..
Il tema dell’interazione tra gli edifici e i cambiamenti climatici interesserà, sempre di più, le città europee
caratterizzate da edifici storici e, pertanto, più vulnerabili. Gli edifici in pietra e mattoni che fanno ricorso a
pratiche progettuali e costruttive del passato sono generalmente in un equilibrio molto delicato. Le
perturbazioni termiche legate alle isole di calore sotterranee, e le piogge torrenziali, possono avere impatti
negativi per le nostre costruzioni.
Di Dott. Marco Manca – Geofisico – Esperto in patologie edilizie