‘Fratelli. Una famiglia italiana’, a pochi giorni dall’anniversario della scomparsa, è una lettura che aiuta a ripercorrere la storia del grande stilista italiano in un racconto intimo e privo di retorica
Una storia italiana, un legame indissolubile tra fratelli. Uno l’anima creativa, l’altro la mente rigorosa. A 26 anni dalla tragica morte di Gianni Versace, assassinato il 15 luglio del 1997 davanti alla sua villa di Miami, rivive il mito dello stilista in un ritratto pulito e privo di retorica. Scritto dal fratello Santo, ‘Fratelli. Una famiglia italiana’ narra le sue vicende personali legate a quelle del fratello Gianni, genio visionario della moda italiana che tra gli anni ’70 e ’90 ha scritto pagine indelebili del fashion mondiale.
Il volume, edito da Rizzoli, e uscito qualche mese fa in libreria, è più attuale che mai, a pochi giorni dall’anniversario della scomparsa dello stilista, e si basa sulle esperienze di vita e di lavoro di Santo. La sua avventura iniziata a Reggio Calabria, la laurea in economia e commercio, il posto fisso in banca, il trasferimento a Milano da fratello maggiore per Gianni, al fianco del quale è rimasto per tutta la vita, condividendo gioie, successi e dolori assieme alla sorella Donatella. “A Miami, il 15 luglio 1997, è morta anche una parte di me” scrive l’autore, che nelle prime pagine ripercorre alcuni momenti salienti della sua infanzia: dalla sorella maggiore Tinuccia, morta a meno di 10 anni “quella tragedia sconvolse i nostri genitori e traumatizzò noi piccoli”, al legame con i genitori fino agli esordi di Gianni.
In questo racconto (diverso da ogni altra biografia finora pubblicata proprio perché narrato dal fratello dello stilista) Santo non è “l’uomo di numeri e business” ma un fratello leale, coraggioso. Mentore, amico e consigliere fidato ma anche un punto di riferimento per tutta la famiglia. Anche quando la tragedia va a bussare alla loro porta. “In quell’estate si sbriciolò un mondo, non solo il nostro” ricorda l’autore, descrivendo i funerali del fratello nel Duomo di Milano, ai quali prese parte anche Lady Diana, venuta a mancare qualche settimana dopo.
Per Santo la morte del fratello è stata un trauma che per anni non è riuscito a colmare e che in questo libro prova, in parte, a esorcizzare. “In tanti mi hanno chiesto cosa mi manca di lui, mi mancano la sua genialità, il suo sorriso, il suo estro ma soprattutto il suo affetto”.
Emblematica la foto scelta per la copertina del libro che immortala i due fratelli in barca, uno accanto all’altro. La mano di Gianni calata sulle spalle di Santo e viceversa. “Ricordo una scena, era il 1976. Erano gli anni più effervescenti del Made in Italy – scrive Santo -. Giorgio Armani era partito già da qualche tempo e a Milano non si parlava d’altro. Commentando i primi successi di quello che sarebbe diventato ‘il rivale storico’ dissi che anche noi dovevamo lanciare la ‘Gianni Versace’ e aggiunsi ‘Se avremo un minimo di fortuna faremo meglio di Yves Saint Laurent’. Carlo (Tivioli, l’allora compagno di Gianni, ndr) commentò che ero pazzo ma Gianni di rimando disse: ‘Se lo dice Santo, sarà così”.