Sale pericolosamente la tensione in Medio Oriente: Israele ha colpito Damasco, centrando un edificio del consolato iraniano e uccidendo diversi pasdaran, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi e il suo vice.
Un obiettivo di prim’ordine, considerato il più importante dopo la morte di Soleimani: il comandante della Forza Quds e responsabile per la Siria ed il Libano era la testa di ponte tra Teheran e gli Hezbollah e, probabilmente, l’uomo che garantiva le armi iraniane al partito di Dio. Un’operazione che rischia di innescare la vendetta degli ayatollah: “La risposta sarà dura”, ha ammonito l’ambasciatore iraniano in Siria Hossein Akbari. Il raid – di cui Israele finora non ha confermato la responsabilità – ha preso di mira Damasco e la sede del consolato in cui c’era anche la residenza dell’ambasciatore, uscito incolume insieme alla famiglia.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha affermato che il bilancio delle vittime dell’attacco aereo contro l’edificio annesso dell’ambasciata iraniana a Damasco – ampiamente attribuito a Israele – è salito a 11.
“Il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani all’edificio annesso all’ambasciata iraniana è salito a 11: otto iraniani, due siriani e un libanese – tutti combattenti, nessun civile”, ha affermato Rami Abdel Rahman, che dirige l’Osservatorio con sede in Gran Bretagna. L’osservatorio aveva precedentemente detto che ci sarebbero stati otto morti.
La diplomazia russa ha condannato l’attacco “inaccettabile” accusando di esserne responsabile l’esercito israeliano. “Condanniamo fermamente questo attacco inaccettabile contro la missione consolare iraniana in Siria”, ha affermato in una nota il ministero degli Esteri russo.
L’operazione è avvenuta mentre sale anche la tensione interna in Israele, dove per il secondo giorno consecutivo, la piazza è tornata a chiedere “le elezioni” e le dimissioni del premier Benyamin Netanyahu – che ieri sera è stato operato a sorpresa di ernia – con una manifestazione davanti alla Knesset a Gerusalemme cui hanno partecipato in migliaia. A Gaza, intanto, dopo un assedio durato diversi giorni l’esercito si è ritirato dall’ospedale Shifa mentre l’Idf, da mesi sulle tracce dei leader di Hamas, ha arrestato anche la sorella di Ismail Hanyeh, (il capo della fazione palestinese che si trova in Qatar) sospettata “di contatti con operativi della fazione islamica e di sostegno ad atti di terrorismo”. Tornando all’attacco a Damasco, il raid ha colpito la sede consolare – accanto all’ambasciata – nel quartiere di Mezzeh, dove sono ospitate diverse ambasciate straniere e edifici dell’Onu.
Immagini e commenti apparsi su web hanno indicato un edificio “spianato”, all’interno del quale si trovava Zahedi e, secondo alcune informazioni apparse sui media israeliani e iraniani, il suo vice, Mohammad Hadi Rahimi. Zahedi era il più alto ufficiale dei pasdaran, al comando delle operazioni per la Siria e il Libano e, secondo alcune fonti in Israele, uno degli uomini chiave dell’apparato militare di Teheran nella zona. Secondo l’ambasciatore Akbari, l’obiettivo è stato colpito “da caccia F-35 con sei missili”. L’agenzia di stato siriana, la Sana, ha affermato che i sistemi di difesa militare hanno contrastato l’attacco israeliano, abbattendo alcuni dei missili. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha subito chiesto alla comunità internazionale di agire contro Israele. In una telefonata con l’omologo siriano Faisal Mekdad, Amir-Abdollahian ha “accusato il regime sionista e ha chiesto una risposta seria da parte della comunità internazionale a queste azioni criminali”.