Il film denuncia la censura, lo stravolgimento della realtà, la propaganda a senso unico, la cancellazione della Storia, la denigrazione dei Testimoni della Verità. Per questo fa paura, apre il vaso di Pandora. Ed è proprio per questo che viene censurato, stravolto, denigrato. Il re è nudo.
Il Testimone è un film prodotto in Russia nel 2023, scritto da Sergej Volkov e diretto da David Dadunashvili.
“The Witness (Il Testimone) fa flop al botteghino”. Così, copia incolla, senza aver mai visto l’opera cinematografica, ma anche senza alcun riscontro, da Rainews a Open, i dispacci di regime si sentono in dovere di sottolineare (non richiesti) il “flop della propaganda anti ucraina”, a volte parlando di un documentario a volte di un lungometraggio, molto raramente di un film.
Non sanno, forse, che si tratta a tutti gli effetti di un film, cioè di un soggetto scritto e sceneggiato, musicato e recitato da attori, mai spacciato per documentario?
E, soprattutto, perché si affannano tanto a boicottare e dichiarare fallita un’opera cinematografica che è stata proiettata per la prima volta in Italia, a Roma, il 22 ottobre e, ad oggi, solo attraverso circuiti alternativi, in piccole salette noleggiate, su iniziativa del Comitato Italiano per il Donbass, con ostacoli di ogni tipo, pressioni politiche bipartisan, censura, divieto di distribuzione nelle sedi istituzionali?
Fa così paura questo film?
Io ho avuto il privilegio di vederlo a Roma, nella saletta del teatro Flavio, con la presentazione dell’attore protagonista, che ha voluto manifestare il suo grande amore per l’Italia.
Karen Badalov, attore principale, ha infatti registrato questo videomessaggio per il pubblico Italiano presente nella sala che potete rivedere qui. Il video è pubblico, si trova sui canali Telegram di Donbass Italia, in quelli dedicati al film e sui canali informativi dei reporter Andrea Lucidi e di Vincenzo Lorusso.
Lo stesso Lorusso si è collegato online dalla zona di Luhans’k per rispondere alle domande del pubblico e ha precisato ulteriormente che il film “Il Testimone”, prodotto col patrocinio del Ministero della Cultura Russo, in russo e in inglese, sottotitolato in italiano, è, appunto, un film, una storia inventata, che spinge alla riflessione, al confronto, al dibattito.
Ma veniamo brevemente alla trama.
Il protagonista è un violinista belga, di fama internazionale, Daniel Cohen, che si trova a Kiev proprio nel febbraio del 2022 per esibirsi, quando, improvvisamente, lui ignaro di qualsiasi questione geopolitica, viene catapultato nel caos più assoluto, non riesce a mettersi più in contatto con l’ambasciata, inizia a vivere l’orrore della fuga verso la frontiera insieme a migliaia di donne, bambini, giovani ucraini che cercano di mettersi in salvo tra violenze gratuite e stupri, corruzione, fame, freddo, impossibilità di comunicare e civili che vengono sotto i suoi occhi armati fino ai denti.
La figura del violinista è quella di un artista, un uomo non giovane che cerca di sopravvivere aggrappandosi alla sua capacità di suonare anche per il battaglione neonazista, filo hitleriano, non kantiano, che lo prende prigioniero.
Come nei campi di concentramento nazisti, lui, ebreo come il suo omonimo direttore d’orchestra, cerca di salvarsi rivestendo la funzione di intrattenitore di un manipolo di personaggi rozzi e ignoranti che esercitano il potere della paura, bevendo, drogandosi, divertendosi.
È arte: e l’arte è universale, trascende la propaganda. Daniel Cohen sarebbe potuto essere ovunque e in ogni tempo. Lui si salva, intuisce la trappola, il sacrificio, cui era destinata l’intera popolazione del paesino ostaggio dei neonazisti, perché fosse messo in scena un atroce attacco russo.
L’epilogo, il finale, è, secondo me, la chicca che fa de “Il Testimone” un film da non perdere. L’illustre e famosissimo violinista belga viene invitato, naturalmente, dalle televisioni europee a raccontare la sua drammatica esperienza. È il testimone. Ma quando prova a raccontare la verità alla TV belga….