In Burkina Faso per insegnare un lavoro a chi non vuole partire

Un’idea che nasce a Parigi e inizia a muoversi in Molise con direzione Burkina Faso e un obiettivo: aiutare le persone a formarsi, acquisendo un mestiere che permetta loro di non lasciare la propria terra.

Co-protagonista di questa storia che tende la mano al popolo burkinabé è Gianluigi Mignogna, molisano che si definisce “un piccolo calzolaio di provincia” ma che ha avuto una grande parte nell’iniziativa.

“Mi sono ritrovato in questo progetto tramite la ricercatrice Alessandra Polidori, impegnata in un dottorato ormai ultimato all’École des hautes études en sciences sociales (Ehess) di Parigi con il professore Jean-Bernard Ouédraogo, originario del Burkina Faso e tra coloro che dirigono l’Università Popolare del Faso ‘Yaya Karim Drabo’ (Upf-Ykd) nella capitale burkinabé Ouagadougou”, spiega Mignogna, artigiano di Campobasso che lavora la pelle e il cuoio. “Trovati i partner, hanno poi cercato su Internet figure tipo la mia per fare formazione in loco. Molti si sono tirati indietro ma io no, anche se ero mai stato in Africa, e non mi sono mai pentito”, continua rievocando il suo Ferragosto al lavoro in Burkina Faso per formare 35 persone provenienti da tutto il Paese in circa due settimane, con macchine e materiali raccolti in Italia e testati prima della spedizione. Il progetto ‘Cuoio e pelle’ può contare su vari partner quali la Cooperazione svizzera, il Fondo di sostegno alla formazione professionale e all’apprendistato (Fafpa), la Scuola superiore delle tecnologie avanzate (Esta), il patronato del Burkina Faso.

L’artigiano ha trasmesso le proprie abilità professionali, ma lo scambio è stato reciproco: “Si tratta di un popolo ospitale e ricco di umanità, ma che affronta difficoltà per noi incomprensibili. Basti pensare che non si vendono le sigarette o le caramelle a pacchi ma singolarmente, perché non ci sono i soldi e bisogna lottare per un pugno di riso. Ho trovato tantissima voglia di fare e pensato a quando vediamo questi disperati sui barconi mentre noi ci chiediamo dove metterli. La verità è che se partono è perché non hanno nulla. Loro vorrebbero rimanere nella propria terra con i loro affetti, ma non c’è cibo. Spesso nei villaggi si organizzano le collette con l’obiettivo di far partire le persone più giovani per l’Europa, in modo che possano mandare dei soldi a tutta la comunità. Anche 50 euro sono una grande cifra, dove si vive con 1,50 euro al giorno”. La risposta a questo esodo della disperazione può essere soltanto il lavoro, fonte di opportunità e ricchezza sul territorio. “Obiettivo del progetto è l’istituzione di una cooperativa che produrrà dei manufatti da esportare nel mondo, con una pagina Instagram già creata (projectcuir_burkinafaso)”, spiega Mignogna. Intanto, le 35 persone da lui formate ne formeranno a loro volta altre. L’Università del Faso e l’Esta vogliono avviare una parte teorica e dei corsi per la lavorazione anche del ferro e del legno. “Per quanto riguarda il progetto di cuoio e pelle, ogni sei mesi tornerei a fare la parte pratica, con la base teorica è più facile apprendere”, commenta l’artigiano.

In Italia, intanto, Mignogna sta cercando aiuti per procurarsi altro cuoio e materie prime, con l’appello di mandare le rimanenze di magazzino in modo da permettere ai nuovi lavoratori di esercitarsi. Forte del suo dinamismo che lo ha portato ad avere il primo sito web 18 anni fa e dei rapporti con grandi aziende di livello internazionale, l’artigiano molisano ha rassicurato i burkinabé più scettici: “Mi hanno chiesto come far conoscere quanto fanno, ma ho detto loro di non preoccuparsi perché si risolve con una buona comunicazione social, creando anche dei punti vendita diffusi dove si potranno trovare i prodotti confezionati in Africa con apposito logo”. Ma se in privato ci si muove, il pubblico sembra inerte: “È difficile entrare in contatto con le Istituzioni, eppure da più parti si parla della necessità di non far partire gli africani che, se potessero, rimarrebbero a casa loro”. Se qualcuno ai piani alti battesse un colpo, magari questo progetto potrebbe crescere e diventare un modello per iniziative analoghe.

L’articolo è stato pubblicato da Valentina Maresca sull’agenzia di stampa Ansa.

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