Le auto d’epoca, di interesse storico e da collezione, fra cui anche quelle che hanno più di 20 anni, sono un patrimonio nazionale di grande valore e godono dell’esenzione del bollo e di riduzioni assicurative.
Ma a rilasciare il Certificato di rilevanza storica e collezionistica sono “semplici amatori di federazioni private senza una formazione né titolo”, con il rischio di un danno erariale, potendo decidere chi può non pagare la tassa statale. A chiedere di ‘sanare questa anomalia’ con l’affidamento a professionisti, è il presidente della Camera arbitrale internazionale, Rocco Guerriero, alla luce di tante liti giudiziarie promosse dai vari proprietari di veicoli storici ma anche da alcuni enti contro l’Asi, l’Automotoclub storico italiano, ente riconosciuto dall’articolo 60 del Codice della strada, in occasione della revisione prevista quest’anno.
Alla Camera fanno capo oltre 1.300 arbitri e periti e dal 2022 ha costituito un’apposita area competente in arbitrati per le controversie sui veicoli d’epoca. La Motorizzazione, a cui viene comunicato il rilascio della Certificazione, insieme con l’Aci, spiega Guerriero, potrebbero verificare la storicità delle vetture e se proprio tutte possono godere di benefici.
Secondo i dati della Motorizzazione a fine 2022 i veicoli con più di 20 anni erano 16.146.684 (poco più del 28% del parco circolante) e quelli che hanno la certificazione sul documento di circolazione sono 148.882. Considerando 300 euro a bollo per quasi 150mila vetture e per dieci anni, ha calcolato Guerriero, il danno erariale potrebbe essere importante. Da valutare sarebbe anche il rischio per la sicurezza stradale di questo “museo itinerante”, visto che molte auto potrebbero ad esempio non avere l’airbag.