Parte in Sardegna il primo progetto di filiera della birra, un progetto pilota voluto da Coldiretti e dal Consorzio Birra Italiana che rilancia la produzione brassicola sull’Isola e crea un modello replicabile in altre regioni.
L’iniziativa, che coinvolge 20 birrifici locali, un produttore di luppolo e una cooperativa di produttori di cereali, ha l’obiettivo di rendere la filiera della birra sarda sempre più sostenibile e integrata, con una remunerazione che sia davvero etica.
Grazie ai 60 ettari coltivati nell’autunno 2023 e raccolti nell’estate 2024, nonostante le sfide poste dagli incendi e dalla siccità, i primi risultati sono stati promettenti.
La cooperativa di produttori agricoli, insieme al consorzio di filiera, ha fornito ai coltivatori locali sementi della stessa varietà e assistenza agronomica continua, garantendo un ciclo di produzione controllato e ottimizzato. L’orzo raccolto, spiega Coldiretti, viene conferito alla cooperativa, che si occupa della sua pulizia e calibratura prima di inviarlo alla malteria.
Una volta trasformato, il malto viene restituito e stoccato, pronto per essere utilizzato dai birrifici.
Questo processo consente ai produttori agricoli di ottenere una remunerazione più alta rispetto ai prezzi della Borsa merci di Bologna, mentre i birrifici riescono a ridurre i costi di trasporto della materia prima, sempre disponibile sul territorio. I prossimi passi del progetto prevedono una maggiore formazione degli agricoltori locali per affrontare le sfide agronomiche legate alla coltivazione dell’orzo e l’espansione delle superfici coltivate, con l’obiettivo di aumentare la produzione di malto per soddisfare la crescente domanda dei birrifici. Ma si pensa anche alla creazione di Strade della Birra sarda, come spinta per la promozione del birraturismo.
Secondo Coldiretti, “con questa iniziativa, la Sardegna si posiziona come avanguardia nel settore brassicolo nazionale, creando un modello di filiera che non solo valorizza i prodotti locali, ma rafforza l’economia agricola e riduce l’impatto ambientale, confermando la centralità della sostenibilità e della collaborazione tra produttori e trasformatori”.