Una biografia per i cultori dell’arte contemporanea, e per i neofiti curiosi di esplorare universi sconosciuti. Giobatta Meneguzzo è stato collezionista, “pioniere”, “agitatore culturale”, sempre alla ricerca del nuovo, attratto “dalla seduzione del fare”. Il suo motto: “Cerca di esserci”. La sua forza, affermava, era la partecipazione: non si poneva il problema se qualcosa era arte o meno, era sempre attento ai luoghi e alle date degli avvenimenti, consapevole che “la cronaca si trasforma in storia”.
Meneguzzo, originario di Priabona nel vicentino, è morto nel 2021 a 93 anni. Una vita tutta dedicata all’arte, fin dalla tenera età quando, a otto anni, resta affascinato da un quadro a tema sacro raffigurante la Fuga in Egitto. Il dipinto è realizzato da un suo zio, sulla tela di un vecchio ombrello rotto.
Due elementi soprattutto rendono leggendaria la figura di Giobatta: la sua originalissima dimora, e il Museo Casabianca.
Abitava ne Lo scarabeo sotto la foglia, casa dalla forma dell’insetto da cui prende il nome. Gli arredi in ceramica e peluche. Progetto di Gio Ponti e interni di Nanda Vigo. La costruzione inizia nel ’64 e termina nel ’69. La fine dei lavori è celebrata con un grande evento dal titolo Dies Irae.
All’epoca la speciale morfologia suscitò clamore “la gente ne parlava come di un oggetto alieno, finanche eretico, atterrato non si sa bene da dove sulla campagna veneta”, racconta Interlenghi in un capitolo.
Giobatta Meneguzzo è inoltre il fondatore del Casabianca, museo nato nel 1978 a Malo, nel vicentino: una straordinaria raccolta di oltre 1.100 opere grafiche di circa 700 artisti contemporanei, attivi tra la fine degli anni ’50 e i ’90 del Novecento. I lavori esposti rappresentano le tendenze più significative: Informale, Transavanguardia, Pop Art, Body Art, Nuova Pittura, Anacronisti, Graffitisti americani, Arte Cinetica, Arte Concettuale, Arte Povera, Nouveau Réalisme.
Tra gli artisti preferiti di Meneguzzo, Christo che impacchettava oggetti e monumenti e sapeva coniugare creazione e comunicazione. Ma anche il francese Arman, noto per le sue tele con strumenti musicali rotti.
Francesca Interlenghi, autrice del volume, è esperta di moda, arte e design e docente di Fashion writing all’Istituto Europeo di Design di Milano.