Sarà il 21 settembre, una data importante nel processo sul disastro ambientale nella zona tra Samatzai e Nuraminis, che vede coinvolti cinque indagati e accanto a loro, a rispondere a livello amministrativo di uno dei più gravi casi di inquinamento ambientale in Italia per estensione temporale e territoriale, figura pure Italcementi, uno dei principali colossi del cemento.
Al processo sono stati ammesse 8 parti civili che sono: Omar Cabua, l’ambientalista che ha portato, con i suoi esposti, a questo processo, i i Comuni di Samatzai e Nuraminis e cinque agricoltori locali, mentre è grave l’assenza della Regione autonoma della Sardegna, che ha rinunciato a costituirsi parte civile.
I cinque indagati, già direttore e responsabili ambientali del cementificio di Samatzai della Italcementi s.p.a., ai quali la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari imputa l’avvenuto interramento illecito, avviato nel 1973 e con effetti fino ad oggi permanenti, di “rifiuti industriali, quali oli minerali, parti di demolizioni di impianti, mattoni refrattari, pet coke che hanno gravemente compromesso le matrici ambientali suolo e falda per la riscontrata presenza fuori limite dei parametri arsenico, cromo esavalente, ferro, manganese nonché fluoruri e solfati, esponendo a pericolo la salute della locale popolazione”.
In particolare, è stata contestata la realizzazione di una discarica di rifiuti anche pericolosi in assenza di autorizzazione, proseguendo nell’attività di interramento, iniziata negli anni ‘70 del secolo scorso, di rifiuti di varia natura anche pericolosi quali: mattoni refrattari d’altoforno esausti, rifiuti inerti da demolizione industriale, rifiuti metallici e ferrosi, rifiuti di vetro, rifiuti costituiti da terre polverulente di colore bianco, grigiastro, rossastro, ocraceo e scuro, bidoni di olio combustibile esausto, plastiche, eternit (cemento amianto), rifiuti provenienti dalla manutenzione industriale, rifiuti della produzione industriale del cemento e clinker; interramenti sistematici di materiali costituenti rifiuti a tutti gli effetti nei seguenti siti: area denominata NU1 (area interna allo stabilimento sud est) con un volume stimato di rifiuti interrati pari a 443 metri cubi, area denominata NU2 (area Pet-Coke) con un volume stimato di rifiuti interrati pari a circa 88,18 metri cubi; area denominata NU4 (Su Linnarbu) con un volume stimato di rifiuti interrati pari a circa 195.000 metri cubi, area denominata NU6 (Sa Corona) con un volume stimato di rifiuti interrati pari a circa 1.350 metri cubi.
L’udienza vedrà l’interrogatorio di Omar Cabua, l’ambientalista da cui è nata l’inchiesta e che grazie alle sue denuncia ha portato al processo in corso.