Io parlo l’arte: Roberto Colantonio

L'Opinione di Mimmo Di Caterino

Nell’ambito di “Io parlo l’arte”, una serie d’incontri, focus e forum tematici, sulle problematiche processuali e progettuali di definizione e determinazione dell’arte contemporanea, il Liceo Don Lorenzo Milani (l’unico Liceo dell’area di Napoli Est) ha ospitato l’avvocato cassazionista e principale esperto giuridico del settore della street art, docente di Art law al master uniarp, autore de “Il collezionista d’arte contemporanea” Roberto Colantonio.

L’incontro è da leggere in una visione di tre incontri (Jorit, Roberto Colantonio e Iabo), che mirano a fare focalizzare agli studenti, i vari distinguo di genere delle possibilità produttive dell’arte contemporanea partendo dalla strada come vetrina espositiva a cielo aperto (writing, public art e street art). Gli studenti del Don Lorenzo Milani, hanno manifestato grande interesse, riguardo ai processi del sistema giuridico e le sue connessioni con il sistema specialistico dell’arte (aspetto poco approfondito anche nel settore dell’Alta Formazione Artistica Italica, il che costituisce un’evidente criticità di formazione settoriale). La serie d’incontri, che andrà avanti per tutto l’anno scolastico e gli anni a venire, è stata progettata dal Dipartimento d’arte, coordinato dalla storica dell’Arte e Archeologa Simona Speranza, con referente l’artista e docente di Discipline Pittoriche, l’artista Veronica Vecchione (prossimo incontro il 15 Dicembre, con il writer, street e public artist Iabo, a segnare un confronto dialettico, su basi di un’altra visione prospettica di genere rispetto a Jorit, entrambi provengono dall’Alta Formazione Artistica Napoletana, scuola Ninì Sgambati-Franz Iandolo).

L’avvocato Roberto Colantonio, nel suo incontro ha responsabilizzato gli studenti (artisti di domani) sul distinguo tra proprietà e possesso, e come sia il caso di cautelarsi ogni qualvolta si consegna in affidamento un proprio lavoro (non so perché, ma quando ragiono su queste problematiche, mi viene sempre in mente il mio divorzio), fatto presente quanto sia faticoso e sforzo comporti avere a che fare con la complessità del fare e dell’essere artista (“non vi ordina il medico di fare gli artisti”) rispetto dogmi e imperativi di mercato, e quanto si sia tutelati civicamente e costituzionalmente, in termini di diritto d’autore e libertà di ricerca, opinione ed espressione in questo, invitando gli studenti a superare i limiti economici, sociali e culturali, nello sviluppo della propria creatività: “un artista immenso come Salvatore Emblema, non poteva permettersi d’acquistare delle tele, ma viveva tra sacchi di iuta, ha utilizzato quelli per fare l’artista, utilizzate ciò che avete, e fatelo materia e maniera creativa”.

Mi torna sempre in mente l’Alta Formazione Artistica pubblica, quella che l’area di Cagliari città metropolitana non ha mai avuto e neanche conosciuta se non raccontata da chi è andato via e poi e tornato, o da chi è arrivato per poi andare via per l’aridità creativa e culturale del territorio, come si fa a utilizzare ciò che si ha, se non si ha una mentalità creativa e si ragiona soltanto per servire il mercato? Andate a Cagliari e lo capirete, non fosse per il Foiso Fois, a proposito, entro Dicembre, andrebbe consegnata al Miur la documentazione con tanto di protocollo, per fare nascere a Cagliari, una sede distaccata dell’Accademia di Sassari, il Sindaco e l’attuale maggioranza (tra Comune e Regione) stanno adempiendo a quanto promesso nelle scorse Comunali e Regionali?

di Mimmo Di Caterino

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