Un accademico svizzero-iraniano, Mohammad Abedini Najafabadi, è stato arrestato in transito a Malpensa su mandato americano mentre si dirigeva a Istanbul con l’accusa di avere aiutato Teheran a costruire alcuni droni. Per ritorsione, l’Iran ha arrestato una giornalista italiana per uno scambio di detenuti. Sentiamo dire che l’Iran agisce in questo modo perché è l’incarnazione del Male universale. La realtà è diversa.
Tornando al caso Abedini, gli abusi commessi contro quest’uomo sono evidenti. Iniziamo dall’accusa della Casa Bianca di avere collaborato con Teheran alla costruzione di alcuni droni. La logica delle relazioni internazionali dice questo: gli ingegneri americani aiutano il governo americano a costruire i droni e gli ingegneri iraniani aiutano il proprio governo a fare altrettanto. L’eventuale collaborazione di Abedini con il governo iraniano sarebbe del tutto lecita. In secondo luogo, Abedini non è stato colto a origliare dietro la porta del presidente del Consiglio. Aveva semplicemente fatto scalo in Italia verso Istanbul per la sfortuna di non avere trovato un volo diretto. In terzo luogo, Abedini non ha arrecato alcun danno all’Italia che ha deciso di incarcerarlo sulla base delle accuse fumosissime di un governo, gli Stati Uniti, in guerra con l’Iran, di cui è incolpevolmente cittadino. Dopo il caso Assange, Omar e molti altri, nessuna persona dotata di raziocinio avrebbe dubbi sul fatto che Abedini, una volta negli Stati Uniti, subirebbe un processo farsa, i cui presupposti giuridici sono già posti in tutta la loro assurdità. Eccoli: siccome il governo americano considera il governo di Teheran un governo di terroristi, allora tutti gli iraniani sono potenziali terroristi, anche se hanno semplicemente avvitato un bullone di un drone. Negli Stati Uniti vige la legge, non ci sono dubbi, ma alcune leggi sono assurde perché sono concepite per la guerra, non per la giustizia.
Antonio Tajani ha esortato a non parlare della vicenda. Un invito anomalo giacché, nelle società libere, i ministri non decidono quali temi trattare e come trattarli. Crosetto, invece, ha invitato a non sollevare l’indignazione contro l’Iran perché: “Questi problemi, purtroppo, non si risolvono con lo sdegno popolare”. Ma l’intento di quest’articolo non è suscitare indignazione contro l’Iran, bensì contro il governo Meloni. Tajani invita al silenzio non per tutelare la giornalista italiana, ma se stesso, ché la vergogna è grande. Il governo Meloni mette in pericolo gli italiani per eseguire un ordine della Casa Bianca funzionale alle guerre americane. La Casa Bianca ha spinto l’Italia in guerra con la Russia. Adesso pretende che l’Italia faccia la guerra all’Iran con un’operazione simile, nella logica di fondo, al caso Omar. Abedini sta subendo un abuso intollerabile in una società libera e andrebbe liberato. Prostrato dietro le sbarre, la sua sofferenza è ingiusta e ingiustificata come quella della giornalista italiana. Quest’uomo è stato sottratto alla famiglia in un Paese ostaggio degli Stati Uniti. Questo è chiaro agli iraniani. Molto meno a certi giornalisti mainstream che, afflitti da smisurati complessi di superiorità, non si accorgono nemmeno quando l’Italia opera in modi simili alle dittature.
di Alessandro Orsini