Judy Chicago e le sue donne al New Museum

Judy Chicago e le sue donne vanno in mostra al New Museum di New York, l’unico nella Grande Mela fondato da una donna.

Artemisia Gentileschi, Virginia Woolf, Frida Kahlo e Emily Dickinson sono tra le co-star della retrospettiva che il museo sulla Bowery – il cui Chief Curator è l’italiano Massimiliano Gioni – dedica da domani alla 84enne icona dell’arte femminista americana.

La mostra Herstory, in cui è al centro il ruolo delle donne nell’arte e nella storia, è la prima dedicata a Judy Chicago (il vero nome è Judith Sylvia Cohen) da un museo di New York, un’omissione di cui lo stesso Gioni si è meravigliato durante la presentazione alla stampa. Distribuita su quattro piani del New Museum, la vasta rassegna presenta sei decenni di lavoro tra cui pezzi preparatori per l’opera più famosa, The Dinner Party del 1974-1979 in esposizione permanente al Brooklyn Museum: un banchetto monumentale celebrativo che onora donne importanti del passato. Sulla falsariga del quale, il quarto piano è dedicato a “La Citta’ delle Donne”, una vera e propria mostra nella mostra il cui titolo viene da Le Livre de la Cité des Dames della poetessa franco-italiana del Quattrocento Christine de Pizan, la prima donna in Europa riuscita a mantenersi scrivendo.

Gioni e Chicago hanno raccolto opere di oltre ottanta protagoniste donne e genderqueer considerate essenziali al progresso della storia e dell’arte: e dunque, oltre alla Santa Caterina di Alessandria di Artemisia prestata dagli Uffizi, anche Hilma af Klint, Simone de Beauvoir, la contessa fiorentina Virginia Oldoini Verasis di Castiglione, Julia Margaret Cameron, Suzanne Duchamp, Dora Maar e tante altre. Donne di tutte le epoche, a partire da Hildegard von Bingen, monaca e scienziata vissuta tra 1098 e 1179 il cui Liber Divinorum Operum nell’edizione miniata del Duecento proveniente dalla Biblioteca Nazionale di Lucca è esposto sotto gli stendardi monumentali dalla serie The Female Divine, creata nel 2022 per una sfilata di Maria Grazia Chiuri per Dior e materialmente prodotta da una scuola di ricamo di Mumbai per rispondere alla domanda: “Cosa succederebbe se le donne governassero il mondo?”. Per decenni Judy ha fatto un’arte della collaborazione, facendosi aiutare da donne con abilità artistiche speciali per i suoi progetti più ambiziosi. Stavolta al settimo piano del New Museum il tema The Female Divine viene portato avanti con un’iniziativa multimediale nata nel 2022 in collaborazione con la dissidente russa e fondatrice delle Pussy Riot Nadya Tolokonnikova per il coinvolgimento del pubblico nella risposta alla stessa domanda. Dior è il principale sponsor della mostra.

Von Bingen e de Pizan hanno entrambe un posto nel Dinner Party. Herstory sorprende per la varietà e l’eclettismo dimostrato da Judy in sessant’anni di carriera: una sezione è dedicata al tema delle esplosioni di fumo che ha debuttato quando nel 1968 la polizia usava i gas contro le manifestazioni degli studenti anni Vietnam. Tre anni dopo, Chicago ne fece un’altra di fumo arancione davanti al museo d’arte di Santa Barbara: “Volevo vedere come sarebbe sembrato se fosse finito in cenere”, aveva spiegato allora: “I musei sono luoghi inospitali per le donne artiste”.

Exit mobile version