L’11 giugno 1974 moriva Julius Evola

Julius Evola, pseudonimo di Giulio Cesare Andrea Evola, moriva a Roma l’11 giugno 1974,  è stato un filosofo, pittore, poeta, scrittore, occultista ed esoterista italiano.

Si occupò di arte, filosofia, storia, politica, esoterismo, religione, costume e le sue posizioni si inquadrano nell’ambito di una cultura di tipo aristocratico e di tendenze ideologiche in gran parte presenti anche nel fascismo e nel nazionalsocialismo, ai quali fu vicino pur esprimendosi talvolta in chiave critica nei confronti dei due regimi.

La complessità del suo pensiero gli procurò, anche dopo la fine della guerra, un grande seguito negli ambienti tradizionalisti conservatori italiani ed europei, dagli esponenti della destra più moderata (Giano Accame, Marcello Veneziani), fino a quelli più radicali del neofascismo (rappresentati principalmente dal Centro Studi Ordine Nuovo).

Le sue opere vengono tradotte e pubblicate in buona parte del mondo e  rappresentano ancora oggi argomento di studio e approfondimento culturale.

Evola è stato anche un pittore, i dipinti sono l’espressione di una produzione pittorica limitata ma significativa, e sono caratterizzati da un comune denominatore, ovvero la costante ricerca dell’Assoluto, così come il cammino d’artista di Julius Evola appare simile a quello di un’iperbole: la linea che tende all’infinito.

L’arte di Evola, inserita nel contesto delle avanguardie artistiche del XX secolo, a cavallo tra Futurismo, Astrattismo e Dadaismo, consente di comprendere la ricerca evoliana orientata al superamento dei limiti offerti dall’arte stessa. I suoi dipinti sono caratterizzati da elementi astratti carichi di energia, quasi psichedelici, seguiti da paesaggi che lui stesso definì interiori, espressione dello spirito con riferimenti ad elementi ermetici e esoterici.

Julius Evola è stato uno dei protagonisti dell’avanguardia italiana del primo Novecento. Figura poliedrica e controversa, pensatore dalla visione della civiltà tradizionalista in contrasto con il mondo moderno, democratico e materialista.

Fu allievo di Giacomo Balla ed esordì interpretando il linguaggio futurista in composizioni dall’accentuato dinamismo e dal cromatismo particolarmente vivace, espressioni di una visione allucinata e di forze occulte trascendentali. Dopo essersi allontanato dal movimento futurista, nel 1919 entrò in contatto con Tristan Tzara, portavoce del Dadaismo. Evola diventò il massimo rappresentante italiano di Dada e si dedicò a opere che rappresentano paesaggi interiori, ricche di riferimenti ermetici e alchemici.

Un personaggio distante anni luce da lui ebbe a scrivere:

“Le cose non si cambiano solo con le piazze, si inizia anche dagli individui, ad esempio leggendo libri. Però si deve essere liberi intellettualmente. Invece, ancora oggi, quando ho detto che considero Julius Evola un artista degno di interesse, ho suscitato scandalo in certa stampa di sinistra, in modo prevenuto e superficiale.”

(Lucio Dalla)

Nell’occasione del 50° Anniversario della sua morte, avvenuta l’undici giugno del 1974, è in atto un vasto ventaglio di iniziative culturali ed editoriali per mettere in rilievo l’importanza oggettiva che Juius Evola ha avuto nel panorama culturale italiano del Novecento.

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