“Senza Rossini e il Rossini Opera Festival, Pesaro non sarebbe stata in grado di emergere come città della musica, poi Città Creativa Unesco della Musica e infine Capitale Italiana della Cultura nel 2024”.
Ne è convinto il sindaco Matteo Ricci, che parla con l’ANSA di una città che “prova a vivere di musica”, mentre la 44/a edizione del Rof è in pieno svolgimento, tra titoli d’opera, concerti e incontri.
Pesaro è “anche altro” sottolinea Ricci, riferendosi alle importanti realtà industriali del territorio. Ma la sua idea come sindaco è stata di trasformare l’immagine e l’economia della città, puntando sulla cultura e legandola ancora di più al nome di Rossini. Così Pesaro, sede di un conservatorio grazie al lascito testamentario dell’autore del Barbiere di Siviglia, è diventata prima ‘Città della Musica”, poi Città Creativa Unesco della Musica e infine Capitale Italiana della Cultura 2024.
Ma tutto questo – ammette Ricci – non sarebbe stato possibile “senza l’intuizione dei fondatori del Rof”, il lavoro di riscoperta accanto alla Fondazione Rossini del ‘sommerso rossiniano’. Un impegno musicologico, che per la città ha portato risultati “anche dal punto di vista economico e lavorativo. Intorno al festival lavorano circa 600 persone” e “non si esaurisce tutto in qualche mese d’estate”. Senza contare l’indotto per l’economia locale: alberghi, ristoranti, negozi.
“Abbiamo sviluppato una music economy, con una vera e propria impresa culturale – sottolinea Ricci – di cui siamo orgogliosi”.
Il modello è quello di Salisburgo, una città medio-piccola, legata indissolubilmente a Mozart, con alti standard di qualità musicale e di vita. Un paragone fatto anche dall sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi.
Il Comune di Pesaro intende condividere l’esperienza come Capitale Italiana delle Cultura (titolo ottenuto con il progetto ‘La natura della cultura’) con il territorio, coinvolgendo i Comuni della provincia di Pesaro Urbino.
Il Rof avrà un ruolo importante anche nel 2024, quando celebrerà la sua 45/a edizione con un programma impegnativo: cinque opere, tra cui Il Barbiere di Siviglia con l’allestimento di Pier Luigi Pizzi e un titolo identitario come il Viaggio a Reims, riscoperto dal Festival nel 1984. Tra i progetti c’è anche quello di realizzare installazioni in città con parti di scenografie provenienti dai depositi del Rof. E si punta restituire alla fruizione spazi vecchi e nuovi: il Teatro Rossini, restaurato, riaprirà in autunno, per il prossimo anno dovrebbe essere pronto anche il Palafestival, il vecchio palazzo dello sport ricostruito in base alle esigenze del Rof e ribattezzato Auditorium Scavolini.
“Intendiamo continuare a investire nel Rof – insiste il sindaco – che porta avanti anche una formidabile opera di internazionalizzazione per Pesaro. Ci stiamo presentando all’estero, in Giappone, Corea, Germania, Dubai, Shangai, luoghi dove c’è già un nucleo di persone che conosce il festival. Alla musica abbiniamo così anche impresa, cibo, turismo, design, economia”.
Un lavoro che non si esaurirà nel 2024: sullo sfondo c’è il progetto di concorrere come Capitale Europea della Cultura nel 2033, questa volta insieme a Urbino, che fu nel 2013 l’ultima città marchigiana finalista per il titolo del 2019.