La carenza dei medici di base non si risolve con l’importazione

L'Opinione di Claudia Zuncheddu

Non si può parlare di sanità in Sardegna senza conoscere le peculiarità dei territori, le caratteristiche orografiche e di viabilità con lunghi tempi di percorrenza anche per tratti brevi, il progressivo spopolamento nell’88% dei comuni e la distribuzione dei residenti in vasti territori.

Non c’è formula magica che risolva la carenza dei medici di Medicina generale se non si conoscono questi dati.

L’assessore sfrutterebbe l’autonomia regionale per fare ciò che in altre regioni non è consentito e cioè, richiamare medici d’oltremare garantendo l’accesso alle scuole di specializzazione fuori borsa, cioè su posti aggiuntivi, in cambio della loro disponibilità ad esercitare l’attività di medico di base per qualche anno.  Ma lo specchietto per le allodole, con l’accesso facile alle scuole di specializzazione, al di là anche della fattibilità normativa, non può funzionare. La scelta della medicina di base, per l’impegno richiesto, in qualsiasi sede della Sardegna, è una scelta totalizzante e incompatibile anche in termini di tempo e di distanze tra sede di lavoro e sede di scuola. Crollerebbe la qualità dell’assistenza, della professione e della formazione.

I medici in Sardegna non mancano. Fuggono perché demotivati e sottopagati rispetto all’Europa e ad altre regioni d’Italia. Fuggono dal pubblico al privato. Fuggono dal crescente carico di lavoro e di burocrazia, oltre che privati dei principi di libertà, di autonomia e di responsabilità nell’esercizio della professione. Questo è avvenuto negli anni, a colpi di leggi, di decreti e di ricatti.

E’ attorno alla figura del medico che si ricostruisce la sanità pubblica e su di essa bisogna investire. Entro il 2025, andranno in pensione 380 medici. Bisogna fare in fretta.

Non ci sono soluzioni da importare. Servono nuove strategie che mirino a migliorare la qualità lavorativa dei medici di base. Rendere appetibili le sedi disagiate con doppie titolarità, spazi ambulatoriali e abitativi gratuiti. Indennità aggiuntive. Disponibilità dei medici della continuità assistenziale. Retribuzioni da rivedere. Questo è il miglior investimento per garantire la salute e la sopravvivenza di tutti. E’ compito di un assessore attento riorganizzare la medicina del territorio che privilegi il rapporto di fiducia tra medico e paziente. Solo così si alleggeriscono anche i pronto soccorso.

Claudia Zuncheddu – Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica

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