E’ un ritorno in scena all’insegna della totale immersione della poetica musicale, tra canzone d’autore e un rinnovato senso di band, quello che i La Crus segnano come una nuova tappa del loro viaggio con le canzoni del nuovo album ‘Proteggimi da ciò che voglio’, uscito a marzo.
Il lavoro discografico firmato da Mauro Ermanno Giovanardi, Alex Cremonesi e Cesare Malfatti, apre le porte ad una nuova fase del gruppo che ha scritto già pagine importanti per la musica italiana fatta in un certo modo dagli anni Novanta in poi.
Prodotto da Matteo Cantaluppi e dagli stessi La Crus, l’album è composto da un totale di 10 brani e il titolo è ispirato all’opera dell’artista statunitense Jenny Holzer ‘Protect me from what I want’. “I pilastri fondamentali di questo lavoro – ha commentato Giovanardi – sono il suono e l’anima dei La Crus, le nostre esperienze degli ultimi 15 anni di progetti solisti e l’intervento di Cantaluppi che ha dato identità ai nuovi suoni. Senza uno di questi elementi, il disco sarebbe stato impossibile.
Certi lavori hanno bisogno di una precisa congiunzione astrale, soprattutto quando ci si ritrova dopo tanto tempo e modi e sguardi sono diversi”. Il disco, da ‘La pioggia’ fino a ‘Sono stato anch’io una stella’, passando per ‘Shitstorm’, ‘Io non ho inventato la felicità’ e gli altri titoli in scaletta, ha aperto le porte anche ad alcune collaborazioni importanti, dal filosofo, sociologo e politologo sloveno Slavo Zizek e Vasco Brondi che arricchiscono le note di ‘Rivoluzione’, fino a Carmen Consoli su ‘Io confesso’ e Colapesce & Dimartino per la nuova versione di ‘Come ogni volta’.
“I La Crus di oggi sono composti da due anime – ha spiegato Cesare Malfatti – da una parte ci siamo io e Alex con i nostri ascolti forse più esterofili e con un confronto più ostico con un certo tipo di mercato italiano, insieme all’altra rappresentata da Joe (Giovanardi), con la forna canzone e una maggiore fruibilità. Lui si confronta di più con la realtà ed è giusto farlo, perché altrimenti si rischia di lasciare tanti lavori non scoperti. Matteo (Cantaluppi) ha individuato le canzoni che avevano strade percorribili e fruibili ma è riuscito a mantenerne anche il lato sperimentale”.
Suoni di oggi, che affondano le radici in quegli anni Novanta che tanto spazio hanno dato a poetica, innovazione e commistione di suoni e parole che cercavano ‘altro’ rispetto a quello che già c’era. Il nuovo album è anche il protagonista di intenso cartellone di live.