Ha 17 anni quando pubblica il suo primo racconto e ne ha 29 quando si sposa: 12 anni della vita di Grazia Deledda raccontati dalla regista Maria Grazia Perria nel suo ultimo film, super richiesto nelle sale della penisola dopo la prima nazionale in Sardegna, al Teatro Eliseo di Nuoro, città natale della scrittrice, unica italiana a vincere il premio Nobel per la letteratura.
“L’amore e la Gloria-la giovane Deledda” prodotto da Terra de punt e firmato dalla regista cagliaritana – classe 1950 e con una data di nascita che ha il sapore di un destino, 27 settembre, la stessa di Grazia Deledda e di un’altra grande artista sarda, Maria Lai – ripercorre quindi la vita giovanile dell’autrice di “Canne al vento”.
Un’opera che ha avuto un ottimo riscontro di pubblico: dopo aver girato i cinema sardi – è tutt’ora in programmazione -, dal 24 maggio è approdata in moltissime città, dal nord al sud, passando per Roma dove all’Adriano, a fine proiezione, alla presenza della regista e del produttore è scattato un fragoroso applauso da parte dei cinefili. E ora, con l’arrivo dell’estate, il film viaggerà in tutta Italia con le proiezioni nelle rassegne cinematografiche organizzate nei luoghi di vacanza.
Il racconto parte dal 1898, quando a 17 anni Grazia Deledda pubblica il suo primo racconto “Sangue Sardo, e si conclude nel 1900, quando a 29 anni sposa Palmiro Madesani, un impiegato statale mantovano con cui si trasferisce a Roma. La regista, in un colloquio con l’ANSA, spiega: “Ho voluto mettere in luce la trasformazione, il percorso di crescita di una giovinetta di fine ‘800 cresciuta a Nuoro, un paese permeato di cultura agro pastorale, circondato da montagne. Volevo far emergere la grande determinazione di una ragazza autodidatta, aveva potuto studiare solo fino alla quarta elementare perché solo ai figli maschi era permesso proseguire gli studi, la sua consapevolezza, nonostante la giovanissima età, e la sua modernità”.
“Il film consente a tante persone che conoscevano Grazia Deledda solo attraverso le sue opere di scoprire qualcosa di più della sua vita e della sua formazione giovanile – conferma il produttore Tore Cubeddu -. Dal racconto emerge che a suo modo è stata una donna rivoluzionaria, in un momento in cui alle donne era concesso pochissimo. Aveva ben chiaro fin da ragazza quali fossero i suoi obiettivi, l’amore che lei sognava e la gloria, perché sapeva benissimo che sarebbe diventata una scrittrice e ha fatto di tutto per diventarlo”.