Tanti prestiti di grande rilievo, dai più importanti musei del mondo, “moltissime” opere d’arte ma anche oggetti simbolo per il movimento, automobili o strumenti scientifici come la macchina dei raggi X, financo un idrovolante come quello con cui Marinetti sorvolò il Golfo di La Spezia, “l’aereo più veloce del mondo” raccontato nel suo “Aeropoema”.
Sarà una mostra “inclusiva, didattica e multidisciplinare” quella sul Futurismo che verrà inaugurata a Roma a dicembre, giorno in cui ricorrono 80 anni dalla scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti, avvenuta il 2 dicembre 1944, assicura la direttrice della Galleria d’arte moderna di Roma, Renata Cristina Mazzantini, che anticipa i contenuti della mostra dopo le polemiche circolate sulla curatela che sarebbe stata cancellata (“non ne so nulla”) allo storico dell’arte Alberto Dambruoso che avrebbe dovuto affiancare Gabriele Simongini. “Ho sentito dire tante sciocchezze: abbiamo avuto tanti prestiti dall’estero, è una mostra moderna che parla al grande pubblico e ci sono opere non dico importanti, ma importantissime” assicura Mazzantini.
E lo conferma, quasi indignato, Simongini. “Grazie alla mostra alla Gnam torna in Italia dopo diversi anni uno dei capolavori assoluti del Futurismo, la Lampada ad arco di Giacomo Balla, ora conservata al Museum of Modern Art di New York. Non è vero che il Moma non presterà opere, anzi. Il museo newyorkese ha confermato due prestiti fondamentali ed anche il Metropolitan lo ha fatto”. E quindi, la mostra di Roma si aprirà con un capolavoro italiano, la prima opera futurista di Balla. Ci saranno anche i Sobbalzi di Carrozza di Carlo Carrà, “un altro capolavoro fondamentale. Già questi meriterebbero una mostra, ma anche il Metropolitan ci presterà un autoritratto di Boccioni giovane che inseriremo nella sezione, prima del Futurismo” racconta il curatore della mostra. Ci sarà Virgilio Marchi architetto futurista suo progetto. Dal Philadelphia Museum of Art arriverà “eccezionalmente” uno dei due studi di Marcel Duchamp del Nudo che discende le scale (“il primo dei due che mi interessava di più”), l’Estorick Collection di Londra “ci presta l’Idolo moderno di Boccioni che non viene in Italia da diverso tempo e le Boulevard di Severini” e poi un “capolavoro fondamentale come La rivolta di Luigi Russolo” dal Kunstmuseum Den Haag de L’Aia, mentre dai Musei Vaticani arriverà una delle prime opere astratte di Arnaldo Ginna che si intitola Nevrastenia. E comunque, “non a caso la mostra si intitola Il tempo del futurismo, perché noi contestualizzeremo i capolavori futuristi: 350 opere in 4000 metri quadrati della galleria, più della metà del museo, per mettere i dipinti in relazione alle novità scientifiche e tecnologiche dell’epoca. Alcune scoperte scientifiche causarono un generale mutamento percettivo: se non si capisce questo – chiarisce Simongini – non si capisce il futurismo”.
E quindi non ci saranno solo quadri, sculture, progetti, disegni, oggetti d’arredo, film, un centinaio fra libri e manifesti: per descrivere al meglio l’atmosfera futurista l’esposizione sarà arricchita anche da due installazioni site-specific di Magister Art e di Lorenzo Marini e sarà vivacizzata da talk e performance curati da Federico Palmaroli, in arte Osho. Altro spunto per alcune polemiche, oltre a quello sulla doppia curatela. “Da quando sono arrivata io alla Gnam non ne ho sentito parlare e comunque non c’è agli atti alcuna lettera di incarico che io abbia trovato. Di rapporti eventualmente intercorsi in precedenza non sono a conoscenza” chiarisce, anche se a malavoglia, Mazzantini.