Renato Soru ha riempito la sala della Domusart di Quartucciu. Moltissime persone hanno ascoltato il Presidente, in dialogo con Giovanni Secci, in una serata arricchita dalle domande incalzanti di un pubblico attento e partecipe, trattenutosi anche dopo le oltre due ore di confronto per continuare a discutere e stringere la mano a Renato Soru. Domenica 19 novembre il Presidente sarà a Lodine (Nuoro) alle ore 17:30 presso il centro Giulio Mulas di via Dante 90, in dialogo con Umberto Cocco.
«Quando ho iniziato l’impegno politico, nel 2004», ha raccontato Renato Soru, «Quartucciu è stata una delle mie prime tappe. Cosa è successo in tutti questi anni? Non ho mai smesso di pensare alla Sardegna, di riflettere e approfondire. E oggi sono qui perché so cosa è stato fatto e cosa c’è da fare. Si è smesso di fare le riforme: la legge sul comparto unico è rimasta quella del 2006, abbiamo un’amministrazione regionale bloccata sulle regole degli anni ‘70; persino il sito Internet della Regione fino a poco fa era quello del 2008, così come l’avevo lasciato, ed ora che l’hanno modificato è un disastro. Sul sistema organizzativo siamo indietro di 50 anni, sui sistemi digitali a 15 anni fa.
Partirei quindi subito con la riorganizzazione dell’amministrazione regionale, occorre approvare la legge statutaria e la nuova legge di organizzazione e del personale. C’è necessità di una legge sulla scuola, di approvare la nuova legge urbanistica ferma al 1989, questo permetterà finalmente ai Comuni di approvare più rapidamente i piani urbanistici».
A chi gli ha chiesto dalla platea qual è stato il suo errore più grande quando è stato presidente della Sardegna, ha risposto: «Ho avuto molta fretta di fare le cose non preoccupandomi abbastanza di comunicare, chiarire e spiegare il senso di quanto stessimo facendo. Cosa ho appreso? Ci dev’essere un buon equilibrio tra la fretta della politica che governa e la pazienza di ascoltare e aspettare anche il passo degli altri».
Infine, l’invito a «una mobilitazione complessiva della società sarda, per un’assunzione di responsabilità, fuori da ogni condizionamento romano. Voglio essere orgoglioso di fare qualcosa di nuovo. Un’identità nuova in una cittadinanza allargata come quella europea. Io non sono imposto da nessuno. Rispondo solo alla volontà di mettermi e metterci in gioco. La scelta del presidente della Regione in questo momento storico deve scaturire da un confronto aperto e il più ampio possibile. Sono tanti i sardi che vogliono costruirsi un progetto, non farselo imporre. A noi sardi oggi non ci stanno rispettando, e questa cosa non la possiamo tollerare».