La Regione Sardegna ha varato la delibera con cui impugna davanti alla Corte Costituzionale la legge del Governo sull’autonomia differenziata denominata “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione”. Il provvedimento è stato approvato in tarda mattinata dalla Giunta di Alessandra Todde. Secondo l’esecutivo sardo, il contenuto della legge “appare lesivo per l’autonomia regionale sia nella sua interezza che anche per una serie di specifici motivi che riguardano, in particolare (ma non solo), singolarmente gli artt. 1, 2, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 10 e 11”.
Nel provvedimento di 55 pagine che contiene il ricorso alla Corte Costituzionale vengono enunciati i principali punti dell’impugnazione. Secondo la Regione sarda la legge viola l’art. 116, comma 3 della Costituzione, eccedendo i limiti previsti per l’autonomia differenziata, e anche il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, non prevedendo adeguate forme di coinvolgimento delle stesse Regioni nel processo. Inoltre, così come formulata la legge consentirebbe il trasferimento di intere materie alle Regioni, anziché solo di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”.
“La delega al Governo per la determinazione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) è carente di principi e criteri direttivi – spiega la giunta Todde – Viola le prerogative delle Regioni a statuto speciale, in particolare della Sardegna, e non rispetta le procedure previste dallo Statuto speciale della Sardegna per il trasferimento di funzioni e risorse e rischia di accentuare i divari territoriali e violare i principi di solidarietà e uguaglianza”. Il ricorso argomenta nel dettaglio come “questi vizi di costituzionalità ledano le competenze e l’autonomia della Regione Sardegna”, che chiede quindi l’annullamento totale o parziale della legge.