Quando ero in età di scolarizzazione e aprivo i libri di storia, davo quasi per scontato che chi si occupava della mia istruzione, scrivendo libri e dando lezione, lo facesse per il mio bene. Mai mi sono posta il problema se ciò che leggevo fosse una visione soggettiva o influenzata da idee di parte. Così come viene raccontata in maniera impersonale la storia di Cartagine, davo per scontato che venisse raccontata la storia contemporanea e moderna.
E intanto risuonava alle mie spalle la voce di mio padre che diceva ‘La Storia la scrivono i vincitori’. Così, in maniera fiabesca, dove il bene vince sempre sul male, chi vince sono sempre i buoni, i buoni hanno sempre ragione, venivo psicologicamente spinta a sedermi dalla parte dei vincitori, condannando chi perdeva le guerre che venivano nella mia mente raffigurati come brutti e malvagi…. Ma è veramente così? Se la Storia la scrivono i vincitori, come può chi perde fornire la propria versione dei fatti? Far valere i propri diritti in un mondo in cui l’opinione pubblica è schierata all’unisono da una parte? Oddio, non voglio certo passare il messaggio che i vincitori siano cattivi, ma forse sarebbe il caso di prestare orecchio per ascoltare anche quelle voci messe a tacere dal grido stridente dei vincitori, forse anche loro hanno qualcosa da dire.
Forse non sempre vincono i buoni, a volte vincono semplicemente i più forti, quelli che attaccano da più fronti o che hanno la possibilità di gridare con voce più poderosa le proprie ragioni influenzando anche l’opinione di chi preferisce semplicemente sedersi nella tribuna più affollata. Adesso che non devo più ricevere un voto o un giudizio ripetendo ciò che leggo sui libri e supportando i vincitori, mi avvalgo del diritto di vagliare gli eventi e schierarmi sulla base dei fatti e delle mie opinioni, dalla parte dei vincitori, oppure dalla parte di chi è stato sconfitto o è stato messo a tacere.
#noalpensierounico
#noallafintademocrazia
di Lucia Manca