Ho sognato tanto a Cagliari, ho sognato una Cagliari matura artisticamente, lontana da una sua attitudine artistica periferica, che radicasse creatività processuale comune, attraverso la mai conosciuta Alta Formazione Artistica, e nel nome di una autodeterminata dialettica storica, smettere di seguire movimenti e investimenti imposti da altri mercati, dismettendo la sua attitudine servile e provinciale, che la porta storicamente (oggi attraverso la “mangiatoia” dell’associazionismo e dei suoi finanziamenti) a non avere scopi comuni, ma a frammentarsi in diversi partiti che con i loro capotribù sono il suo vero flagello e fardello sociale, come se invece d’essere amministrata da Cagliaritani ci fossero ancora dei reggenti Aragonesi volti a depredarla (o se preferite i Savoia).
L’arte può essere metafisica e andare oltre tutto questo? Può esserlo se la s’interpreta come strumento d’alfabetizzazione e “conoscenza”, conoscenza che possiamo tendere a rappresentare attraverso il linguaggio simbolico dell’arte, inteso come strumento di “conoscenza”, conoscenza che tende a oltrepassare la propria natura attraverso la divulgazione. L’artista può acquisire conoscenza e trasmetterla con un grosso sforzo personale, ma necessita di spazi e luoghi di formazione e divulgazione, non servono a nulla forme esteriori e simboli, se non c’è chi li osserva.
L’Alta Formazione Artistica non è questione per scienziati, ma qualcosa che intermedia con il razionale, conservando memoria e tradizione che narrano il nostro mistero ed essenza fuori dal tempo. Ho terminato il mio percorso di maturazione professionale e artistica al Foiso Fois di Cagliari, sto lasciando il sud di quest’isola, questo nel nome del preservare quello che fa capo alla mia tradizione e memoria, alla mia struttura cognitiva e metafisica, per muovermi oltre un’idea di posizionamento e profitto individuale di civiltà materiale (e priva d’indirizzo comune), di cui in questo sud dell’isola si è abusato.
Non è la superiorità materiale ad attestare l’inferiorità intellettuale e culturale dell’altro, l’economia non la si distribuisce meglio seguendone il traino per coltivare la propria, amministrando Cagliari dal punto di vista culturale e artistico, come si fosse Aragonesi che parlano in limba Casteddaia. Non si difende la tradizione con la lingua minoritaria, la lingua minoritaria recinta l’identità e il territorio, si difende la tradizione e la memoria con spazi e luoghi simbolici che dialogandola con lei la facciano muovere nel tempo.
Ho concluso il mio esame di maturità, e prima d’emigrare con i miei studenti, dove c’è Alta Formazione Artistica, leggo che è stato eletto il nuovo Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Sassari, è Daniele Dore, ha dichiarato: ”Obiettivo prioritario è quello di portare avanti le numerose e importanti iniziative che l’Accademia Sironi, grazie al lavoro fatto in questi anni sotto la guida autorevole e illuminata di Antonio Bisaccia, ha in corso, alcune delle quali in dirittura di arrivo. Ringrazio tutti coloro i quali hanno dato fiducia alla proposta di un progetto basato sul lavoro collettivo e sulla collaborazione, e che continueranno a farlo, per andare tutti insieme nella giusta direzione”. Tra le iniziative del compianto Antonio Bisaccia, la volontà di fare nascere, insieme al Comune di Cagliari, la sede distaccata dell’Accademia di Belle Arti di Sassari a Cagliari, che si stia realizzando un sogno e tutto stia tornando? Che gli studenti insieme ai quali sono maturato, abbiano un domani, il pretesto per tornare in una città d’origine dove finalmente ci sia Alta Formazione Artistica?
Di Mimmo Di Caterino