“Solo la sua autorevolezza può consentire ai pazienti, affette da tumore, di continuare a fruire delle cure in serenità con il supporto degli specialisti dell’ospedale Businco, punto di riferimento regionale pubblico per la diagnosi delle malattie oncologiche.
Nel progetto dei pur necessari interventi di ristrutturazione, ci sembra che sia stato privilegiato l’aspetto finanziario piuttosto che quello di salvaguardia dei diritti della fascia di popolazione più fragile e sofferente”.
Sono in sintesi i contenuti di un appello alla residente della Regione Alessandra Toddef firmato da 11 associazioni: Cittadinanzattiva tribunale dei diritti del malato, Dragon karalis pink team, Fidapa Cagliari, Garante metropolitano delle persone detenute, Il giardino di lu, Komunque donne, Lega italiana contro il tumore, Mai più sole contro il tumore, Salute donna, Sinergia femminile e Socialismo diritti riforme odv.
“La scelta delle direzioni generale e sanitaria dell’Arnas di puntare su un unico progetto, quello di demolire e ricostruire due Sale Operatorie, con conclusione lavori e collaudi entro giugno 2026 per fruire di circa 9 milioni di euro del PNRR, è sicuramente la soluzione più facile per i lavori – si sottolinea nell’appello – ma non tiene in considerazione alcuna alternativa che potrebbe portare allo stesso obiettivo in modo meno traumatico per i/le pazienti. Non è chiaro e trasparente com’è stato possibile che un progetto, nato nel 2021, sia arrivato a conclusione dopo 3 anni e in corrispondenza della scadenza dei termini per fruire dei finanziamenti che, peraltro, se non sarà garantita la conclusione nella data indicata, dovranno essere restituiti”.
“Pazienti e familiari non sono disposti ad accettare supinamente un piano che più che riorganizzare e ammodernare il Businco sembra preludere alla sua chiusura – spiegano – Per chi aspira a cure mediche di qualità si profila un lungo periodo di emigrazione sanitaria e chi non ha i mezzi per affrontare le spese dovrà rassegnarsi al peggio” “Le soluzioni prospettate, non sono soddisfacenti anche perché è stata dichiarata l’impossibilità di poter disporre di moduli prefabbricati di sale operatorie per garantire la continuità degli interventi e delle cure, senza che sia stato presentato uno studio di fattibilità – osservano le associazioni – Restiamo in fiduciosa attesa ma ci riserviamo ogni azione utile per la salvaguardia della realtà del Businco. Sosteniamo la necessità che venga promossa una conferenza regionale con sanitari e pazienti affinché venga riconosciuta e riaffermata l’autorevolezza dell’oncologico”.