Quando lo scorso Maggio, ho venduto casa e lasciato definitivamente la residenza nel sud dell’Isola, molti hanno gioito, per una certa politica e una certa privatizzazione di fatti e fatterelli legati all’arte e alla cultura, si è trattata di una vera propria liberazione.
Nonostante questo, ho seminato e qualche germoglio di quanto seminato arriva fino a Napoli. Tra le cose lasciate, anche l’intero contenuto della casa che abitavo in Via San Saturnino 7, dove avevo accumulato memorie di vita artistica di ventiquattro anni, lasciate all’imprenditore e collezionista d’arte contemporanea Giovanni Ruggeri, sappiamo bene che l’arte esiste quando ci sono collezionisti in grado di custodirla, preservarla e mostrarla, senza collezionista l’artista è un generatore di nulla. In questa modalità è nata l’esposizione permanente “Carucci”.
“Carucci” sono scarti di produzione dissotterrati dal giardino della mia ex residenza, che vivono ora a “La Maddalena”, zona Maddalena Spiaggia, mostrati in una modalità tale che paiono custoditi in un ipogeo a cielo aperto, Capoterra ipogeo a cielo aperto lo è stato, contrasti tra il re d’Aragona e di Sardegna Pietro IV e il giudice Mariano IV d’Arborea, portarono intorno all’anno 1353 gli uomini del capitano aragonese Berengario Carroz a distruggere e incendiare Capoterra, rimasta disabitata per oltre tre secoli.
Questi scarti di produzione fanno pensare a quanto avvenuto storicamente in quella terra dove hanno trovato casa da Giovanni Ruggeri, paiono ora animelle del purgatorio, tramiti di fede e spiritualità, un monito dal tempo presente alla storia di un luogo che nel nome del contrasto pare non avere mai trovato pace, un luogo dove regna l’anonimia noto soltanto per la pubblicità di Magalli degli anni ottanta del secolo scorso che ambiva a farne centro residenziale turistico. In un laboratorio di Discipline Plastiche è strutturale che si determinino rifiuti speciali e scarti di produzione, lo sanno tutti i docenti di Discipline Plastiche e Scultura di Licei e Accademie, questo comporta oltre alla spesa del materiale la spesa del suo smaltimento. Disciplinare all’uso consapevole del materiale durante percorsi di formazione non è semplice, talvolta in classi di venticinque unità, se uno o due studenti vivranno per l’arte una vita è già un grosso successo formativo, in quest’ottica utilizzando scarti, con il caos di gestione intorno, ho sempre realizzato con pochi tocchi e in pochi secondi, feticci che non sarebbero mai stati (sovente ancora oggi li smaltisco regalandoli per protezione contro il maligno).
Avevo il giardino della mia residenza Cagliaritana in Via San Saturnino con tante sculture mai state e nate (tra bozzetti embrionali di Sculture donatomi negli anni da studenti), Giovanni Ruggeri le ha recuperate, dando loro nuova vita, ora si presentano alla luce del sole, intermediando tra mondi e dimensioni altre. Animelle del purgatorio, scarti di produzione nati nel caos di un laboratorio sovrappopolato d’adolescenti che tentavo di disciplinare anche attraverso il recupero di ciò che abbandonavano o sprecavano, scarti necessari per conservare ordine nel caos e gravare meno sulla pubblica economia.
Scarti di produzione restituiti alla vita dell’ambiente laboratorio che li ha determinati, spolverati e lucidati dalla fede di Giovanni Ruggeri, per chi non lo sapesse, alcuni di loro, li trovare nel nome della fede anche negli ipogei di San Sepolcro a Cagliari, qualcuno li ha portati nel nome della fede nel valore simbolico dell’arte (c’è anche dove non è mai arrivata la cattedrale d’alta formazione artistica), tutto questo ha di fatto origine in un piccolo alchemico laboratorio titolato a Foiso Fois, che forse ha avuto nel territorio isola più valore simbolico di una certa nord isolana Accademia, cavolo l’ho scritto?).
di Mimmo Di Caterino