Le aziende hanno da imparare dal grande circo della Formula 1

Quello che la Formula 1 ha fatto per le auto che usiamo tutti i giorni è noto: si va dai freni in vetro-ceramica al cambio al volante, all’elettronica che gestisce la carburazione, l’erogazione della potenza e la stabilità della vettura, l’ABS e l’ESP, così come i serbatoi a prova di schiacciamento e i dispositivi che bloccano il flusso di carburante in caso di incidente. Sono tutti stati sviluppati prima per le auto da corsa e poi portati sulle vetture comuni.

Ma non è solo la tecnologia applicata alle vetture che cambia il nostro mondo quasi senza che ce ne accorgiamo.

Quello della Formula 1 è un circo straordinario e appassionante e come ogni circo che si rispetti è sempre in movimento.

Basta dare un’occhiata al circuito di Monza per rendersi conto di quanto impegno e quante risorse vengono profusi per uno spettacolo che è visto e, soprattutto, vissuto in ogni parte del mondo.

“Pensate agli altri sport” dice all’AGI Pete Samara, Director of Strategic Technical Ventures della Formula 1, “nessuno è amato e conosciuto globalmente come la Formula 1 e questo ci porta a dover esse fruibili ovunque con la stessa qualità”.

Dieci scuderie, almeno mille persone che si dedicano solo ai team e poi tecnici di ogni tipo, personale della sicurezza, dell’accoglienza, del catering. Una piccola città in movimento che, almeno nei circuiti europei, comincia a smantellarsi mentre ancora le auto sono in pista e a motori ancora caldi è pronta a spostarsi verso la prossima destinazione, verso il prossimo circuito. Una manciata di ore per smontare le strutture che ospitano le scuderie, impacchettare tutto e spedirlo su camion (o navi e aerei se si tratta di destinazioni più lontane).

Non solo auto e team: anche una enorme quantità di apparecchiature tecnologiche che fino a poco tempo fa venivano acquistate con massicci investimenti di capitale che restava immobilizzato.

Tutto questo fino al marzo 2022 quando la Formula 1 ha stretto una partnership con Lenovo che grazie al sistema ‘technology as a service’ ha abbattuto drasticamente gli oneri. L’accordo prevede  l’adozione delle soluzioni del colosso della tecnologia in tutta l’organizzazione, sia nelle operazioni di base che durante le gare.

In sostanza funziona così: la Formula 1 dice a Lenovo di cosa ha bisogno in termini di tecnologia – dai sever ai monitor – e l’azienda provvede a tutto. Il che significa che Formula 1 può lavorare con la tecnologia più recente a disposizione, perché il servizio ‘technology as a service’ prevede proprio questo: macchinari allo stato dell’arte.

Bisogna pensare che su ogni circuito di Formula 1 sono dispiegate più di 120 telecamere a bordo pista, oltre a quelle sulle auto (sei per ogni vettura per un totale di 120), più la cable-cam lungo la pit-lane e il traguardo e quella sull’elicottero che riprende la gara dall’alto. Vengono anche utilizzati centinaia di microfoni per catturare i suoni delle auto.

Una mostruosa mole di dati – dalle forze G subite dai piloti in curva, all’angolo di sterzata, il freno, quanto il pilota sta spingendo sull’acceleratore e tutto l’audio e il video dalle telecamere e dai microfoni – che viene convogliata nel data-center dove operano decine di tecnici e da lì trasmessa alle porte di Londra, dove la regia li utilizza per trasformarli nello show che poi gli spettatori vedono nei loro televisori, smartphone e tablet.

Tutto a una velocità che solo la fibra può garantire, tanto che il segnale non viene convogliato attraverso Internet, ma lungo infrastrutture che vengono appositamente messe a disposizione dai provider perché non ci sia mai soluzione di continuità nel cavo che parte dal data center a – per esempio – Singapore e arriva alla regia in Inghilterra.

“L’innovazione è integrata in tutto ciò che facciamo”, aggiunge Samara “Dall’auto alla pista, alle trasmissioni e ai prodotti digitali, l’innovazione deve essere al centro di tutto ciò che facciamo ogni giorno”. E quando gli si chiede quale sia il circuito più sfidante dal punto di vista tecnologico, non ha dubbi: “Quelli cittadini, per via degli spazi limitati e delle restrizioni imposte dalle autorità locali”.

I dispositivi hardware di Lenovo, così come le tecnologie di High Performance Computing e i server, sono sempre più integrati in tutte le attività dell’organizzazione. Dall’impiego di potenti soluzioni per la raccolta dati on-site alla produzione di contenuti di alta qualità e al supporto di applicazioni per il broadcast, la partnership tra Formula 1 e Lenovo si traduce in una caso da manuale per quei sistemi che devono diffondere una gran mole di dati in tempo reale. “Dobbiamo far sì che un milione di pezzi in movimento si sincronizzi e si unisca in perfetta armonia per ogni fine settimana di gare”, spiega Chris Roberts, direttore IT della Formula 1.

Cosa accade alle apparecchiature che vengono dismesse? Mentre prima finivano nelle discariche – con aggravio di spese e di conseguenze per l’ambiente – ora vengono ricondizionate e godono di nuova vita altrove.

“Un modello scalabile e sostenibile” dice ancora Samara, “che può essere utilizzato da qualunque realtà che abbia bisogno di avere disponibile la tecnologia più aggiornata senza immobilizzare capitali”. Il pensiero va a quelli streamer di contenuti sportivi che in ogni fine settimana devono fare i conti con le esigenze di milioni di telespettatori che non tollerano il minimo ritardo o calo di qualità nella trasmissione: potrebbe funzionare anche in quegli scenari? Samara si stringe nelle spalle e sorride: “È a loro che dovete chiedere”.

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