Una luce sulle ferite e le devastazioni di paesaggi geografici e dell’anima attraverso la fotografia in tutte le sue molteplici declinazioni.
La mostra collettiva “Estetica del Trauma”, esposta due anni fa alla Shazar Gallery a Napoli, riprende il suo percorso.
Gli autori, gli studenti delle Accademie di Belle Arti de L’Aquila e Napoli in un progetto a cura di Monica Biancardi, docente di fotografia dell’Accademia sassarese Mario Sironi, avevano documentato con la loro arte il dramma del terremoto che 15 anni fa ha devastato la città de L’Aquila.
Ora l’esposizione dal carattere multimediale, attraverso stampe, sculture, installazioni, giochi di luce, si arricchisce con l’apporto di cinque studenti dell’accademia sassarese: Chiara Podda di San Nicolò d’Arcidano, Carlo Schoeneberger di Ossi, Marcus Usai di Sassari e Maria Sara Crisponi di Chivasso.
“Non solo il terremoto, il tema delle devastazioni è affrontato da differenti punti di vista”, spiega Monica Biancardi. La riedizione, aggiornata e ampliata con nuovi sguardi che coinvolgono altri ambiti, sarà allestita dall’1 maggio e fino al 16 nei sotterranei del Palazzetto dei Nobili del capoluogo dell’Abruzzo.
Accosta la fotografia alla ceramica Chiara Podda nella sua installazione dove, in un gioco cromatico, il rosso dei residui di lavorazione delle miniere dismesse sversati in mare, riaffiora tra le crepe dei suoi perfetti tondi. Maria Sara Crisponi nel suo “Vegan” mette l’accento sull’alimentazione irrispettosa nei confronti della natura e degli animali, nella rappresentazione di una battuta di caccia. Carlo Schoeneberger e Marcus Usai, in “2 giorni, 20mila ettari”, svelano la “vulnerabilità della natura di fronte all’essere umano” e al suo agire sconsiderato. La riproduzione di un albero in resina da cui pendono decine e decine di foto di foglie bruciate accende i riflettori sul dramma degli incendi.
“Ogni artista – sottolinea la curatrice del progetto – ha affrontato, ognuno con il proprio sguardo e sensibilità artistica, il tema del trauma legato non solo al terremoto ma alla pandemia, al cambiamento climatico che non dà tregua, provocando irreparabili disastri ambientali. Quando il trauma non è evento sporadico ma si ripete nel tempo e in forme diverse, alimenta una società sintomatologicamente fragile, frantumata in mille pezzi che a loro volta riflettono echi di luce e di suoni che si propagano nello spazio”.