Le opere di Liliana Cano, allieva di Giacomo Manzù e di Felice Casorati, da domani al Palazzo di città a Cagliari.
Titolo della mostra: “Il racconto di una vita”.
Nata a Gorizia da genitori sardi, ma a Sassari dallo scoppio della Seconda guerra mondiale, Cano è scomparsa nel 2021 all’età di 96 anni. La retrospettiva si inserisce nel quadro delle esposizioni dedicare ad alcune donne e artiste come Lia Drei, Mirella Mibelli, Caterina Lai.
Più di cento le opere esposte di Liliana Cano, tra dipinti e disegni, provenienti da collezioni private. Sono datate tra gli anni ’40 e il 2021, suddivise in sei sezioni: le prime cinque ripercorrono cronologicamente il lavoro dell’artista, dal periodo degli esordi (anni ’40), a quello di forte interesse nei confronti delle avanguardie europee (anni ’50 e ’60), passando per il periodo francese (1978 – 1996) e concludendo col rientro in Sardegna (1996 – 2021). L’ultima sezione è invece dedicata ai disegni incentrati su Cagliari.
Nei primi anni ’60 Liliana Cano ha iniziato a esporre anche nella penisola, a Roma e a Milano, e dagli anni ’70 in numerose altre città come Treviso, Venezia, Firenze, Siena, ottenendo importanti riconoscimenti. Nel 1978 il trasferimento prima in Spagna, a Barcellona, e poi, per diciotto anni, in Francia. Per la sua vasta produzione si è ispirata a soggetti narrativi della letteratura e della religione, ma anche alle tradizioni popolari della Sardegna e della Provenza. A partire dalla seconda metà degli anni ’60 Cano ha iniziato a interessarsi al mondo agro pastorale sardo.
I temi sono il gioco della morra, la tosatura, le feste paesane sul filone di quel realismo sociale che nell’Isola veniva portato avanti da numerosi artisti sardi come Foiso Fois.
Rientrata in Sardegna nel 1996, nel 2006, ha ricevuto dalla città di Sassari il premio Candeliere d’oro Speciale.