A due anni dalla conquista di Kabul da parte dei Talebani, gli effetti del terremoto innescato dalla caduta della Repubblica islamica continuano a dispiegarsi in ogni settore della vita afghana.
“Le politiche imposte al popolo afghano hanno portato alla continua, sistematica e scioccante soppressione di una moltitudine di diritti umani, compresi i diritti all’istruzione, al lavoro e alle libertà di espressione, riunione e associazione”, affermano 30 esperti delle Nazioni Unite che hanno rivolto un appello alla comunità internazionale a impegnarsi per sostenere il popolo afghano che vive in una gravissima crisi umanitaria.
Ma di chi è la responsabilità se oggi i talebani sono nuovamente al potere in Afghanistan? Ma ovviamente degli yankee, si proprio quelli che in ottima antisovietica dal 1979 armarono e aiutarono economicamente le formazioni più estreme della società afghana, i talibani.
Poi con la caduta delle Torri Gemelle, l’attacco all’Afghanistan dei talebani, che nel mentre erano andati al potere, la destabilizzazione dell’area e il crollo dell’Iraq erano i veri obbiettivi degli imperialisti americani, ma si legge con la parola PETROLIO.
Poi due anni e mezzo fa la svolta, Trump tratta con i talebani a Doha in Qatar, altro paesucolo finanziatore di terroristi e l’accordo per il ritorno a casa dei tagliagola islamisti.
Oggi dopo due anni il risultato è che l’Afghanistan vive un periodo buio e si stima che 16 milioni di bambini non ricevano cibo di base o assistenza sanitaria e siano quasi 30 milioni, il massimo storico, gli afghani bisognosi di assistenza.
Questa recessione economica, hanno sottolineato gli esperti, favorisce pratiche dannose, discriminatorie, oppressive e violente, come il matrimonio forzato e infantile, l’abuso e lo sfruttamento economico e sessuale, la vendita di bambini e organi, il lavoro forzato minorile, la tratta di esseri umani.
Grazie, come sempre, Usa!
Di Simone Spiga
Direttore di ReportSardegna24