L’escalation della violenza contro medici e infermieri, non è solamente questione di ordine pubblico. Non lasciamoli soli.
L’atto di violenza contro il medico Roberto Sollai, a cui va la solidarietà della Rete Sarda, deve scuotere la coscienza dei cittadini e delle istituzioni. In questi casi invocare solamente l’uso delle forze dell’ordine e addirittura dell’esercito, significa declassare il fatto a mero problema di ordine pubblico. Al di là dei riti di solidarietà, spesso di facciata, bisogna ragionare sulle cause del crescente fenomeno e porre rimedio. In soli cinque anni si registra un’escalation di violenze di circa il 40% in tutt’Italia. I servizi di emergenza-urgenza, i reparti di psichiatria, le guardie mediche e i medici di base sono i primi bersagli. Secondo l’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza del personale sanitario, in Sardegna nel 2023 sono 138 gli episodi di violenza. Gli operatori coinvolti sono 199 di cui 139 donne. Dati preoccupanti, ma la soluzione del problema non è solamente di competenza del Ministero degli Interni.
La mancanza di sicurezza in senso ampio, genera disagio e violenza. La prima sicurezza sul posto di lavoro per medici e infermieri è quella di rendere efficienti i servizi sanitari pubblici assumendo personale, garantendo eque retribuzioni e il rispetto della dignità professionale. La Sicurezza da garantire ai cittadini è quella di poter accedere alle cure.
E’ in questo concetto di sicurezza per tutti che può essere limitata e fermata la violenza contro i sanitari.
Lo smantellamento della nostra sanità pubblica, a cui la politica di fatto non pone rimedio, determina la fuga di medici e infermieri dal pubblico al privato, dalla Sardegna all’estero e ad altre regioni più organizzate. Basta con il mantra “non ci sono medici”, l’alibi che copre tutto.
La sicurezza degli operatori della sanità e quella dei malati si garantisce in modo prioritario tutelando i diritti. Che ben vengano, nella giusta misura, le forze dell’ordine, ma la soluzione del problema non può essere principalmente nelle loro mani, a colpi di Ddl.
di Claudia Zuncheddu – Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica