Da quasi un anno, mi rifiuto di leggere quotidiani e di guardare la televisione: sono sulla strada della follia? A dirla tutta, quando faccio colazione al bar, non riesco a rinunciare a dare uno sguardo all’oroscopo, che mi pare sempre universalmente politicamente corretto, anche se massimalista perché non illustra i temi natali e i movimenti degli astri. Forse sto vivendo un momento di forte crisi di uno spirito: “allineato” non lo sono mai stato, con la scrittura ho sempre avuto un rapporto d’automatismo, come fosse naturale scrivere dovunque e comunque, con la stessa naturalezza con cui ho sempre scarabocchiato (ancora lo faccio, e qualcuno pensa che sia un artista contemporaneo).
Naturalmente con l’utilizzo della lingua (con tutti i suoi limiti e frontiere) e il linguaggio, faccio come tutti gli umani, informazione e comunicazione. La nostra conoscenza nasce tutta con il linguaggio simbolico dell’arte, che la sintetizza e non la trascrive in maniera intellegibile: le arti maggiori consentono una grammatica sottile, che si può leggere da destra verso sinistra o viceversa (o in qualsiasi altro verso).
Il linguaggio simbolico dell’arte è la biblioteca dell’umano, se non si sa leggere non s’avrà mai idea del possibile per l’umano: non è questione tecnica o celebrale, ma d’istinto di coscienza: il nostro mistero nel linguaggio simbolico dell’arte, sa tradursi in unità, scindere vuole dire frammentare la nostra storia. Non c’è nulla di umano, nel concedere la propria fiducia a scienze mosse e determinate da mercati privati, smarrendo le proprie credenze. Insulsi sono gli operatori di settore, che amano la loro caduta sulla terra, ignorando come il linguaggio simbolico dell’arte, sia la scienza che sintetizza e origina il tutto.
Il linguaggio simbolico dell’arte s’attraversa con ispirazione, intuizione, concettualizzazione ed esperienza. Ispirazione e intuizione sono personali, il pensiero si determina tramite l’esperienza e l’esperienza si determina attraverso fatti e azioni isolate tra loro, con queste cose sondiamo il significato del nostro universo, con l’unico scopo di guidare le nostre esistenze. Il linguaggio simbolico dell’arte, avviene nello spazio, in dimensioni tridimensionali esterne che abitano dentro di noi, muovendosi nel nome di un’unica realtà conosciuta, che è la sensazione: è la sensazione a relazionare realtà e sogno, nel nome di questo sono oggi fermamente convinto, che l’arte abbia una quarta dimensione, che da sempre la muove e determina, che è quella del sogno (il luogo dove nascono simboli e archetipi individuali e connettivi).
Simboli e riti, non hanno nulla a che vedere con l’intelligenza dialettica e didattica, discorsiva e razionale, o artificiale e virtuale, ma sono mossi dall’intelligenza analogica: il simbolo è per nostra natura, il linguaggio della nostra verità che trascende l’intelligenza, per questo valica e va ben oltre ciò che l’intelligenza domina.
Questo per dire, che l’unica concreta e reale libera fonte d’informazione sono gli artisti, gli unici giornalisti di cui mi fido sono gli artisti, che l’unica vera scuola di giornalismo nazional popolare italica passa per l’Alta Formazione Artistica, senza la quale non solo non c’è libertà, ma men che mai libertà di stampa, perché dico questo? Perché parrebbe essere motivo d’esultanza quest’anno, il posizionamento Italico dell’Italia, nella speciale classifica di reporter senza frontiere per la libertà di stampa al quarantunesimo posto (davanti Stati Uniti e Ucraina, ma dietro a Macedonia del Nord, Taiwan, Capo Verde, Giamaica, Costa Rica, isole Samoa, Capo Verde., Montenegro..), io non so se la stampa e il giornalismo possano utopicamente essere liberi, l’informazione e la comunicazione mass mediatica sono sempre dei punti di vista imposti all’altro, che suo malgrado l’assimila, ma una questione me la pongo: perché una città metropolitana come Cagliari, capoluogo di una Regione a statuto autonomo come la regione Sardegna, non ha mai avuto e conosciuto pubblica alta formazione artistica?
Possibile che in una zona ad altissimo tasso d’emigrazione giovanile e dispersione scolastica, l’arte resti una questione privata per ceti e classi sociali “elevate”? Come mai leggo questo soltanto su “Sardegna 24” e perché lo scrivo solo io? Si, forse sono sulla strada della follia!
di Mimmo Di Caterino