Lo skateboard compie 40 anni in Italia, la regola? Nessuna regola

Chi lo sottovaluta lo ritiene solo un gioco, lo skateboard.

Senza dubbio fa divertire e spesso si inizia da giovanissimi a provarlo ma in molti non lo abbandonano in soffitta con la preadolescenza. Ragazzi e adulti si fanno ‘stregare’ dalla tavola con le rotelle che in Italia compie 40 anni nel 2024.

Non solo un semplice hobby o passatempo ma una passione e uno stile di vita, uno sport (dal 2021 olimpico) ma soprattutto emblema di un modo inclusivo, aggregante e ‘ribelle’ la cui regola è ‘nessuna regola’. Non ci sono istruttori, tutti insegnano e tutti imparano allenandosi tra loro. In attesa dei  World Skate Games che si svolgeranno a settembre in Italia (in diverse città, in testa gli skateboarding park di Roma, info su worldskate.org/wsg2024), sulla tavola a rotelle ci si va per strada ondeggiando oppure sfruttando dislivelli come muretti, panchine e gradini per fare acrobazie volanti, negli skate-park cittadini e nelle bowl (una volta piscine a secco con i bordi stondati, oggi mega ‘ciotole’ dotate di rampe per ‘droppare’ e acquisire velocità  per il trick perfetto, anche cadendo moltissimo).

Diverso dal mezzo di mobilità amato da adolescenti e GenZ – il ‘rigido’ monopattino con il manubrio con cui ci si sposta comodamente per le strade cittadine (soprattutto nella versione elettrica) – lo skate è un monopattino senza manubrio, molto più versatile e dotato di ruote flessibili. Per muoversi liberamente su questo monopattino ci vuole esperienza. Piuttosto somiglia di più al ‘cugino’ snowboard, che infatti molti skaters praticano sulle vette innevate saltellando e scivolando di dosso in dosso, lo skate resta però un ‘giocattolo’ molto più democratico e meno d’elite (al monosci, scarponi, maschera, paraschiena vanno aggiunti i costi degli impianti sciistici e della vacanza in montagna). Lo skateboard può essere invece praticato da chiunque e a costo zero o quasi.

Non è però un mezzo usato dalla massa e non solo perchè bisogna imparare ad usarlo per destreggiarsi abilmente sulle strade o nei parchi attrezzati, è da sempre profondamente legato alla comunità degli appassionati e a continue contaminazioni culturali in chiave lifestyle. Lo skate incarna un modo di muoversi, pensare e agire anche se dagli anni 2000 è al centro degli interessi economici di grandi brand, in particolare del mondo della moda, che lo hanno reso molto più maistream e modaiolo. “Lo streetwear nato tra le sottoculture giovanili e ispirato alla strada, fenomeno avviato negli anni Settanta e Ottanta, con l’avvento di internet è divenuto ‘moda skate’ ribaltando radicalmente le carte in tavola facendo passare lo skate da fenomeno di emarginati e ribelli a qualcosa di cool, figo e popolare, – spiega Lele Lutteri nel volume.

Come è nata la mania per lo skate? Ne spiega le origini, le contaminazioni e gli sviluppi fino ad oggi l’esperto Lele Lutteri, illustratore e grafico rinomato per la skate art (dipinge teschi su tavole rigorosamente rotte) nel nuovo, puntuale e interessante libro ‘Nessuna regola. 40 anni di skateboard in Italia’, edizioni Agenzia Alcatraz . L’idea, ricorda Lutteri, arriva dalla California degli anni Sessanta come attività da praticare con uno speciale attrezzo, lo skateboard, per permettere ai surfisti di allenarsi comunque anche in assenza di mare mosso. Tutto accadde nel 1976 quando la siccità lasciò senz’acqua Los Angeles con migliaia di piscine che restarono a secco e che divennero lo scenario migliore per piroettare sulla tavola ricreando i movimenti tipici sulle onde. Ancora oggi sulla spiaggia di Venice a Los Angeles c’è una pista di skate che attira ogni giorno decine di appassionati.
L’amore per lo skateboard ha seguito poi varie ondate nel nostro Paese: negli anni Ottanta diventa più facile acquistarlo, negli anni Novanta nascono le prime rampe autocostruite, grazie all’attitudine mutuata dal punk e dei centri sociali del ‘Do It Yourself’.

Alla fine dei Novanta il fenomeno è conclamato: competizioni, riviste, crew, skate park attrezzati e negozi dedicati spuntano un po’ in tutto il nord Italia. La fotografia, la musica, i video, la grafica, le riviste se ne interessano e lo skate in Italia diventa lifestyle.  “La piazza di fronte alla stazione di Milano Centrale, grazie a un inconsapevole restyling, diviene il più frequentato spot dove incontrarsi e allenarsi, – spiega l’autore. – Certo tutto questo è stato spesso visto come qualcosa di trasgressivo e anticonformista, per questo la scena di cui parliamo è sempre stata piuttosto coesa e libertaria”. Nei primi anni Duemila nascono le prime crew solo di ragazze. Nel 2021, tra favorevoli e contrari, lo skate diventa uno sport olimpico: si affermano istruttori, scuole e Federazioni ufficiali”.

Lo skateboarding unisce appassionati a caccia del trick perfetto in un continuo provarci, cadere e rialzarsi per riprovarci di nuovo, come accade nella vita. “Nasce così un mondo unico, frutto di contaminazioni tra culture nate sulla strada, custodito e difeso gelosamente, ma proiettato inevitabilmente verso una fruizione sempre maggiore, facendo attenzione però a tenerne le radici ancora ben salde alle origini,  – spiega l’autore. – Non ci sono mai state regole: lo skateboard è nato così, senza nessuno che ti dicesse cosa andava bene e cosa no. E se negli anni è cresciuto fino a diventare il fenomeno che oggi in tanti conoscono, è grazie soprattutto agli sforzi, alla passione e all’iniziativa degli skater che nel corso dei decenni hanno contribuito in prima persona alla sua evoluzione, attraverso la creazione di eventi, gare, federazioni, brand e quant’altro”.

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