L’Occidente e l’ipocrisia sui migranti: intervista a Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini nasce a Crema (Italia) nel 1974. Frequenta la facoltà di Filosofia presso la Statale di Milano e studia contrabbasso jazz. Negli anni ha vissuto tra Milano, Roma, Istanbul e Berlino e dopo il suo rientro in Italia, ha proseguito il suo vero amore, quello per la scrittura e per i documentari.

Da qui nascono i suoi lavori sul tema dell’immigrazione con alcuni lavori che sono diventati argomento di forte contrapposizione in Italia, con censure, proteste e boicottaggi.

Michelangelo Severgnini ha pubblicato due documentari, il primo “L’Urlo” e poi a seguire “Una storia antidiplomatica”, dove tra storie di sofferenze, prigionia e torture, ha voluto soffermarsi con precisione documentaristica il ruolo della Nato nella distruzione della Libia.

I documentari si soffemano sulle carceri libiche, con spunti di verità completamente estranei alla narrazione del mainstream politico e giornalistico, che viene duramente criticata per come banalizza il fenomeno e per quanto poco aderisce alla verità dei fatti. Una distorsione della realtà che abbraccia anche le azioni di chi, volenterosamente, si mette in gioco per le salvezze in mare, ma che produce conseguenze controproducenti in primis per le vittime di un sistema che non fa che autoalimentarsi.

 

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