Londra, folla di sostenitori di Julian Assange davanti al tribunale che si è espresso a favore del giornalista

Un tribunale di Londra si è pronunciato a favore di Assange, che avrà la possibilità di contestare la decisione sull’estradizione negli Stati Uniti, riferisce Reuters.

Ora inizierà una nuova tornata di procedimenti nei tribunali britannici, mentre lo stesso giornalista 52enne continuerà a rimanere nella prigione di Belmarsh.

I giudici si sono pronunciati sul concedere al cofondatore di Wikileaks un nuovo ricorso contro la contestata procedura di estradizione negli Usa, dove rischia una condanna monstre a 175 anni di carcere in base alle accuse di aver diffuso documenti riservati del Pentagono e del Dipartimento di Stato contenenti rivelazioni imbarazzanti, inclusi crimini di guerra commessi fra Afghanistan e Iraq.

I giudici britannici dopo aver aperto il 26 marzo scorso uno spiraglio per la battaglia di libertà del giornalista australiano, rovesciando il no opposto in prima istanza all’ammissibilità di un estremo appello da parte della difesa di Assange, dovevano oggi stabilire se la Corte si fosse ritenuta soddisfatta o meno delle assicurazioni vincolanti preventive fornite da Washington.

Assicurazioni riguardanti il fatto che l’attivista non sarà condannato a morte negli Usa e potrà invocare la tutela sulla libertà di espressione sancita dal Primo Emendamento della Costituzione americana.

Quest’ultimo rappresenta un nodo nella vicenda giudiziaria, in quanto i sostenitori di Assange, temendo un ingiusto processo, non si sentono affatto tutelati in merito: come aveva dichiarato la settimana scorsa in una conferenza stampa Kristinn Hrafnsson, il giornalista d’inchiesta a capo di Wikileaks, le autorità statunitensi si sono limitate a dichiarare che l’attivista lo potrà “chiedere”, ma che spetta a una Corte Usa non alla pubblica accusa concederlo o meno.

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